I sogni di Giuseppe (Bibbia, Genesi)

Tutti conoscono la storia di Giuseppe venduto dal fratelli, di cui si narra nella Bibbia, nel libro della Genesi. Giuseppe era il penultimo dei 12 figli di Giacobbe: i fratelli maggiori non lo amavano perché erano gelosi della benevolenza che il padre aveva nei suoi confronti. Ma Dio era vicino a Giuseppe, e gli aveva dato il dono di interpretare i sogni.

L’episodio di Giuseppe può ispirare molte riflessioni sui sogni, sulla loro interpretazione e sul rapporto tra Dio, uomo e destino.

I sogni profetici di Giuseppe

Giuseppe fece dei sogni profetici in cui sembrava essere destinato a dominare sugli altri suoi fratelli, e questo lo fece odiare ancora di più da loro:

Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancora di più. Disse dunque loro: «Ascoltate il sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni si posero attorno e si prostrarono davanti al mio». Gli dissero i suoi fratelli: «Vuoi forse regnare su di noi o ci vuoi dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me». Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».
I suoi fratelli perciò divennero invidiosi di lui, mentre il padre tenne per sé la cosa.

{Genesi, 37, 5-11}

I fratelli di Giuseppe divennero sempre più invidiosi di lui, anche perché il padre gli aveva fatto cucire una bellissima tunica variopinta su misura. Un giorno decisero di sbarazzarsi di lui, ma non vollero ucciderlo, perché era pur sempre loro fratello; così lo imprigionarono dentro una cisterna, e lo vendettero a dei mercanti.
I fratelli, una volta tornati a casa, dissero che Giuseppe era stato sbranato da un animale feroce, e come prova portarono al padre la sua tunica insanguinata. Il padre pianse a lungo Giuseppe, che nel frattempo era stato condotto in Egitto dai mercanti.
Lì fu venduto come come schiavo a Potifarre, comandante delle guardie del faraone. Dio aiutò Giuseppe, il quale con i suoi buoni servigi si acquistò la stima e fiducia del padrone, il quale gli affidò la custodia di tutti i suoi beni. Purtroppo la moglie di Potifarre si invaghì di Giuseppe e cercò in ogni modo di sedurlo; ma Giuseppe era onesto nel confronti del suo padrone, e la respinse; allora la donna si vendicò accusandolo di aver cercato di farle violenza. Potifarre lo mandò in prigione; ma Dio non abbandonò Giuseppe, e anche lì egli diede prova di grande abilità nell‘interpretazione dei sogni. Il faraone aveva fatto imprigionare il capo dei coppieri e il capo dei panettieri nello stesso carcere di Giuseppe.

Giuseppe interpreta i sogni del coppiere e del panettiere del faraone:

Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, con un proprio significato. Alla mattina Giuseppe venne da loro e li vide abbattuti. Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone, e disse: «Perché oggi avete la faccia così triste?». Gli risposero: «Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti». Giuseppe replicò loro: «Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque».

Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, sulla quale vi erano tre tralci; non appena cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. Io tenevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone, poi diedi la coppa in mano al faraone».
Giuseppe gli disse: «Eccone l’interpretazione: i tre tralci rappresentano tre giorni. Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti reintegrerà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri il suo coppiere. Se poi, nella tua fortuna, volessi ricordarti che sono stato con te, trattami, ti prego, con bontà: ricordami al faraone per farmi uscire da questa casa. Perché io sono stato portato via ingiustamente dalla terra degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo».

Allora il capo dei panettieri, vedendo che l’interpretazione era favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio sogno tenevo sul capo tre canestri di pane bianco e nel canestro che stava di sopra c’era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa».
Giuseppe rispose e disse: «Questa è l’interpretazione: i tre canestri rappresentano tre giorni. Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà a un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso».

Appunto al terzo giorno, che era il giorno natalizio del faraone, questi fece un banchetto per tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. Reintegrò il capo dei coppieri nel suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone; invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l’interpretazione che Giuseppe aveva loro data.

{Genesi, 40, 5-23}

Giuseppe interpreta il sogno del faraone sulle sette vacche e sulle sette spighe

Due anni dopo, fu lo stesso Faraone a fare un sogno che lo turbò molto, il famoso sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre, e delle sette spighe grosse e delle sette spighe vuote, e venne chiamato Giuseppe ad interpretarlo:

giuseppe interpreta i sogni del faraone d'egitto: le sette vacche grasse e le sette vacche magre, le sette spighe grosse e le sette spighe secche
Giuseppe interpreta i sogni del faraone

Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo; egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito». Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!».
Allora il faraone raccontò a Giuseppe: «Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi mai di così brutte in tutta la terra d’Egitto. Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. Poi vidi nel sogno spuntare da un unico stelo sette spighe, piene e belle. Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe secche, vuote e arse dal vento d’oriente. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ho riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione».

Allora Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone è uno solo: Dio ha indicato al faraone quello che sta per fare. Le sette vacche belle rappresentano sette anni e le sette spighe belle rappresentano sette anni: si tratta di un unico sogno. Le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, rappresentano sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, rappresentano sette anni: verranno sette anni di carestia. È appunto quel che ho detto al faraone: Dio ha manifestato al faraone quanto sta per fare. Ecco, stanno per venire sette anni in cui ci sarà grande abbondanza in tutta la terra d’Egitto. A questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quell’abbondanza nella terra d’Egitto e la carestia consumerà la terra. Non vi sarà più alcuna traccia dell’abbondanza che vi era stata nella terra, a causa della carestia successiva, perché sarà molto dura. Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla.

Il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo della terra d’Egitto. Il faraone inoltre proceda a istituire commissari sul territorio, per prelevare un quinto sui prodotti della terra d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. Questi viveri serviranno di riserva al paese per i sette anni di carestia che verranno nella terra d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia».

{Genesi, 41, 14-36}

Il faraone ascoltò i consigli di Giuseppe e, ritenendolo un uomo molto saggio, gli affidò il suo regno, che prosperò e non patì la carestia, grazie alle precauzioni messe in atto. I fratelli di Giuseppe, provati dalla carestia, si recarono in Egitto per ricevere aiuto. Loro non lo avevano riconosciuto, e tutti si inchinarono davanti a lui, portando a compimento ciò che avevano prefigurato i primi sogni di Giuseppe.
Giuseppe alla fine, commosso, si fece riconoscere da loro e si riunì al padre.

La storia di Giuseppe insegna molte cose sui sogni

1. Il dono di Giuseppe viene da Dio:

Giuseppe è un personaggio biblico molto importante, e il suo dono di interpretare i sogni ha fatto sì che i sogni fossero osservati con rispetto religioso nel cristianesimo. Dio, infatti, può ispirare dei sogni che prefigurano il futuro e che manifestano la sua volontà, come attestano anche altri episodi biblici sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.
Anche nella religione ebraica e islamica la vicenda di Giuseppe è conosciuta ed ha ispirato riflessioni sui sogni e sull’interpretazione dei sogni.

Dio, oltre a inviare dei sogni profetici e premonitori sia a Giuseppe sia al faraone, così come al coppiere e al panettiere, dà a Giuseppe la facoltà di interpretarli. Giuseppe ci riesce non perché abbia particolari conoscenze o doti intellettuali, ma perché Dio gli dà questo dono. Infatti Giuseppe riesce ad interpretare i sogni del Faraone laddove gli indovini hanno fallito.
Lui non è un indovino, e si schermisce quando il faraone gli dice che ha sentito lodare la sua bravura nell’interpretare i sogni; afferma di non essere lui, ma Dio stesso, che li interpreta: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!».. Lui è solo un tramite, un intermediario della voce e di Dio.
Anche al coppiere e al panettiere dice che “È Dio che ha il potere delle interpretazioni”, quindi non c’è bisogno di una figura precisa, di un indovino.

2. Insegna come reagire ad un presagio negativo:

Presso molte antiche civiltà, era credenza ben radicata che i sogni avessero origine divina e che avessero un valore profetico.
Tuttavia, come dimostra questo episodio del sogno del faraone, il futuro che mostra il sogno non è inevitabile: Giuseppe infatti, dopo aver dato l’interpretazione del sogno, fornisce subito il giusto consiglio per far fronte al periodo di carestia: l’uomo non ha semplicemente un ruolo passivo; anche quando Dio stesso gli mostra che in futuro avverrà qualcosa di negativo, non deve chiudersi nella cupa rassegnazione, pensando che se Dio ha deciso questo, allora non c’è nulla da fare; al contrario deve pensare a possibili soluzioni, attivarsi, fare qualcosa, anche nelle peggiori previsioni. Infatti, nonostante la carestia arrivi, nessun in Egitto patirà la fame.
Questo episodio fornisce una chiave di lettura importante sul rapporto uomo – volontà di Dio – destino.

3. Insegna che i sogni possono realizzarsi anche a distanza di molto tempo, e in modo imprevedibile

I sogni che Giuseppe fa da ragazzo e che racconta ai suoi fratelli si realizzano molti anni dopo, e in una forma che non era assolutamente prevedibile, né nell’accezione negativa che sembrava avere all’inizio. Inizialmente i fratelli e anche il padre consideravano negativamente quei sogni, come se manifestassero un atteggiamento superbo, un desiderio di Giuseppe di dominare sui suoi fratelli. Ma non era così.
Poi effettivamente è accaduto che tutti loro si siano inchinati di fronte a lui, ma la circostanza era totalmente diversa da quella che loro avevano immaginato.

4. Sogni simili possono avere significato diverso, e anche opposto

Questo insegnamento deriva dall’interpretazione che Giuseppe dà ai sogni del coppiere e del panettiere; sono molto simili per struttura, ma mentre il coppiere viene reintegrato, il panettiere viene condannato a morte. L’altro racconta il sogno pensando di avere anche lui un’interpretazione favorevole, incoraggiato da quanto Giuseppe ha predetto al coppiere; ma così non è. Possiamo immaginare che il panettiere,

Immagine: Charles Foster

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