I sogni in Arabia e nella cultura islamica

Sin dai tempi antichi gli Arabi e i Persiani hanno sempre avuto fama di essere abili interpreti di sogni. Nell’immaginario occidentale, il mondo arabo ha il fascino dell’Oriente favoloso e fiabesco, da Mille e Una Notte. In effetti un po’ di vero c’è; la cultura tradizionale araba ha maggiori rapporti con l’inconscio: è piena di spiriti, geni, fiabe, leggende, visioni, apparizioni, magia, trasformazioni, metamorfosi, ecc; le visioni del sogno sembrano fondersi con la realtà, creando stupore e meraviglia.

Con l’avvento dell’Islam, molte pratiche magiche e divinatorie precedentemente assai diffuse e popolari vennero messe in discussione o anche vietate; tuttavia il sogno continuò a svolgere un ruolo importante e a godere di buona reputazione. Maometto ha avuto sogni e visioni, è ed stato anche interprete di sogni; egli riconosce al sogno la funzione di esercizio spirituale in grado di aprire una comunicazione autentica con Allah.
In effetti il sogno è importante perché, dalla morte di Maometto, i mussulmani ritengono che sia l’unico modo in cui è ancora possibile ricevere rivelazioni da Dio.

I sogni del Profeta Maometto

Il Corano e altri testi della religione islamica riportano le esperienze di sogni, visioni e contatto con il soprannaturale che ha avuto il Profeta Maometto; ecco le più importanti:

  • A circa quarant’anni, Maometto ebbe dei sogni a forte contenuto spirituale che lo spinsero a ritirarsi per lunghi periodi sulle montagne; nell’isolamente e nella meditazione ricercava un maggiore contatto con il divino.
  • Mentre meditava nella grotta di Hira, a Maometto una notte apparve l’angelo Gabriele, il quale gli dettò la parola increata del Corano.
  • L’isrâʾ e il miʿrâj, espressione con cui ci si riferisce alla miracolosa esperienza del “viaggio notturno” (isrāʾ) compiuto da Maometto dalla Mecca a Gerusalemme in sella a Buraq (un destriero mistico con volto di donna) e della sua successiva ascesa al Cielo (miʿrāj), con la visione delle pene infernali e delle delizie paradisiache riservate a dannati e beati, che termina con l’ascesa al Cielo e contemplazione di Allah.
Profeta Maometto con Angeli
Maometto e Angeli; Maometto è in sella al cavallo mistico Buraq, con volto di donna.

Il Corano ritorna sul tema dei sogni nella Sura ‘Yusuf‘, che riprende il racconto biblico di Giuseppe venduto dai fratelli. La storia di Giuseppe e della sua capacità di interpretare i sogni serve a mostrare che è impossibile contrastare il disegno divino.

Negli Hadith (=tradizioni orali del Profeta Maometto) viene detto che Maometto distingue tre categorie di sogni:

  • Il sogno vero (al-ru’ya), che è un’emanazione di Allah.
  • Il sogno falso ( shaytan ), che può provenire dal diavolo.
  • il sogno quotidiano senza senso (hulm): prodotto dall’ego del sognatore, dalle sue passioni e desideri, o da ciò che ha sperimentato nel mondo reale.

I ‘veri sogni’ come profezie

Negli Hadith si parla spesso dei ‘veri sogni’: essi vengono considerati come facenti parte della profezia; a prova di ciò, vengono riportati alcuni sogni fatti da Maometto o da lui interpretati. Ad esempio, l’adhan, la formula usata dal muezzin per la chiamata alla preghiera deriva da un sogno di uno dei compagni di Maometto, Abdellah Ibn Zayd, il quale lo riferì al Profeta.

Ibn Qayyim al-Jawziyya (un famoso imam, filosofo, studioso importante e influente)  sostiene che il vero sogno è il preludio della profezia e che il suo carattere premonitore dipende dalla sincerità di chi lo vede. Ne consegue che chi ha il privilegio di fare sogni premonitori è la persona più sincera tra tutte.

Nella storia islamica i veri sogni si presentano in contesti di profezia e divinazione e sono spesso usati per legittimare i governanti, ma possono essere invocati anche per trovare una soluzione a problemi specifici, anche di ordine quotidiano, con l’aiuto di Allah.


Per i devoti mussulmani, i veri sogni hanno funzioni molto utili:

  • Danno accesso ad una visione più profonda della verità che non è disponibile nella realtà di veglia.
  • Contribuiscono al loro sviluppo morale o spirituale, rafforzandoli nella fede.
  • Avvertono di pericoli imminenti, rischi, ecc.
  • Aiutano nelle scelte di vita: ad esempio, quando si tratta di scegliere una professione, decidere se e chi sposare, capire se un certo affare è davvero vantaggioso, ecc.

Per lo storico arabo Ibn Khaldun (1332-1406) l’interpretazione dei sogni ( ta’bîr ar-ru’yâ ) fa parte delle scienze del diritto religioso; egli distingue tre tipi di sogni: quelli che provengono da Dio, quelli che provengono dagli angeli e quelli che provengono dal diavolo:


« I sogni chiari sono di origine divina. I sogni allegorici, che devono essere interpretati, sono di origine angelica. E i “sogni confusi” sono di origine demoniaca, perché sono vani, e Satana è la fonte della vanità. »
{Ibn Khaldoun, Discorso sulla storia universale}

Secondo credenze comuni della tradizione araba, per avere sogni buoni è necessario non essere impostori, dormire sul fianco destro e avere compiuto le abituali abluzioni prima di dormire.
I sogni veritieri si fanno all’alba, al momento del risveglio, oppure durante la siesta; quelli della prima parte della notte sono privi di significato perché dovuti alla digestione.
Il sogno deve essere raccontato solo a chi è capace di interpretarlo, e non di mercoledì, considerato un giorno infausto.

L’interpretazione dei sogni nella tradizione islamica

Secondo un Hadith, Maometto avverte che “il sogno è sulle zampe di un uccello, cadrebbe una volta interpretato“; perciò l’interpretazione dei sogni non dovrebbe essere presa alla leggera. I sogni non vanno sempre interpretati tutti; se l’interpretazione di un bel sogno va nella direzione opposta, può darsi che sorga il male invece del bene.

Gli Arabi riconoscono il valore dei sogni e dell’oniromanzia; l’interpretazione dei sogni è una professione prestigiosa, ma non ci sono dei metodi fissi a cui attenersi; infatti l’oniromanzia viene vista più come un’arte che non una scienza, anche se formalmente fa comunque parte delle ‘scienze religiose‘. L’interpretazione si basa prevalentemente sulla comprensione del simbolismo onirico; ma si riconosce che questo simbolismo ha aspetti universali e altri regionali, legati alla cultura di appartenenza del sognatore.

L’interprete ha il compito di stabilire la categoria del sogno prima di attribuirgli l’esatto significato;
poi deve conoscere molte cose: il Corano, la sunna, la poesia, i proverbi, l’etimologia delle parole, ecc. Più vasta è la sua conoscenza, più sarà in grado di arrivare al vero senso del sogno. Deve però sempre tenere presente ciò che c’è scritto nel Corano: le parole e le metafore in esso contenute danno spesso la chiave per interpretare le immagini oniriche.

Ibn Shaheen afferma:

« Le interpretazioni cambiano in base alle diverse condizioni del veggente (della visione), quindi vedere le manette durante il sonno di solito non dà gioia, ma se una persona giusta le vede può significare fermare le mani dal male ».

Sogni e visioni mistiche nel Sufismo

Nella cultura araba l’importanza dei sogni come contatto con il divino raggiunge la massima evidenza nel sufismo. Il sufismo è la corrente mistica e introspettiva della religione islamica; i Sufi sono persone che, fin dai primi secoli dell’islam, si dedicano totalmente alla vita contemplativa e ascetica; per orientare la condotta della veglia, ricorrono a stati alterati di coscienza, trance, visioni mistiche e sogni che abbiano come protagonista il profeta o altri consiglieri spirituali.
Il sonno è considerato la situazione ideale per superare il mondo sensibile; infatti, nell’interruzione dell’attività sensoriale, l’anima può percepire cose che nella veglia si possono solo immaginare. Il sogno è concepito come una percezione delle cose nascoste e può contenere un messaggio di Allah.

I Sufi sono tenuti in grande considerazione per la loro sapienza religiosa, la loro misericordia, la loro influenza spirituale, per l’interpretazione di sogni e visioni notturne, e anche, a volte, per la capacità di guarire e compiere miracoli. Spesso i Maestri Sufi creano delle confraternite e impartiscono i loro insegnamenti ai discepoli. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo Shaykh (il Maestro più anziano), per ottenerne l’interpretazione.

Tra i Maestri Sufi che si sono particolarmente dedicati al sogno, ricordiamo:

Najm al-Din Kubrà (1145-1221) fu un saggio e mistico persiano; la sua riflessione si concentra sull’esperienza visionaria e onirica; per lui interpretare e comprendere i sogni era importante perché la fede islamica si era sviluppata a partire dai sogni e visioni avuti dal Profeta Maometto, quindi il Corano era visto come un testo visionario.
Kubrà fu ondatore di un’importante confraternita sufi, il Kubrawiya; ai suoi allievi proponeva un’analisi di episodi onirici famosi tratti dalle opere agiografiche musulmane. L’insegnamento principale del Kubrawiya era una psicologia mistica ben sviluppata basata sull’analisi dell’esperienza visionaria; la ricerca del significato delle visioni si attuava con speciali pratiche rituali e di meditazione.
Kubrà scrisse importanti trattati in cui analizza il significato di sogni, visioni, apparizioni, sogni premonitori; parla anche dei “corpi sottili”, dei gradi di epifania luminosa che si manifestano al mistico, delle diverse classi di concetti e immagini che impegnano la sua attenzione.

Ni’matullah Wali di Kerman (1330-1431) fu un saggio sufi fondatore e capo spirituale della confraternita Ni’matullah in Iran. Compose dei poemi ispirati da sogni i cui contenuti sono stati ritenuti profetici in diversi momenti storici, da quello dell’ascensione del conquistatore turcomanno Tamerlano (1336-1405) alla jihad di Syed Ahmad (1826-1831), alla dissoluzione del califfato ottomano nel 1924 e ai conflitti religiosi del 2010 in Pakistan.

I dervisci rotanti praticano una forma di meditazione attiva che ha avuto origine in alcune confraternite sufi ed è forse la forma di sufismo più famosa e conosciuta qui in Occidente. Lo scopo della danza è raggiungere uno stato di mistica unione con Dio; la musica e la rotazione vorticosa aiutano ad abbandonare l’ego e a raggiungere uno stato di trance.

Libri arabi di interpretazione dei sogni

Il grande libro dell’interpretazione dei sogni di ibn Sīrīn

Muḥammad ibn Sīrīn (653-729), fu un mistico arabo famoso per essere stato un abile interprete di sogni e anche autore di un importante libro di onirocritica, Il grande libro dell’interpretazione dei sogni, molto famoso e rinomato.
Qualche dubbio sul fatto che sia effettivamente lui l’autore di questo libro c’è, visto che si tratta di una raccolta di molto posteriore, compilata nel XV secolo; oltretutto si sa che ibn Sīrīn aveva una netta avversione per i libri; non ne scriveva e non ne possedeva nessuno; preferiva affidarsi alla sua memoria per ricordare le cose. Tuttavia è possibile che questi libri siano stati scritti da un altro esperto o da allievi e/o ammiratori di ibn Sīrīn.
Il libro si compone di 59 capitoli, ognuno corrispondente ad una categoria tematica di sogni; molte di queste categorie sono di argomento religioso e trattano sogni relativi a Dio, i Profeti, gli Angeli, i compagni del Profeta, il Corano, la moschea, i riti, le preghiere, ecc. I libri di interpretazione dei sogni dovevano infatti essere aderenti alla religione e spesso erano scritti da teologi.
L’opera di Ibn Sīrīn rimane un importantissimo riferimento nel campo dell’oniromanzia araba.

L’onirocritica di Achmet ben Seirim

Achmet ben Seirim (Achmet figlio di Seirim) è l’autore di un importante trattato sull’interpretazione dei sogni, l’Oneirocriticon di Achmet, molto popolare e diffuso in tutto il Medioevo. A noi è pervenuto soltanto in lingua greca e probabilmente fu scritto in questa lingua; si compone di 300 pagine divise in quattro libri.
L’identità dell’autore è un po’ misteriosa; Achmet si presenta come figlio dell’interprete dei sogni del califfo al-Mamun (regn. 813 – 833); afferma di essere stato istruito ed ispirato dalle più grandi autorità della sua arte: Syrbachan, che fu interprete e consigliere personale di un re indiano; Baran, al servizio del re di Persia Saanisan; Tarphan, che officiò con un faraone d’Egitto. L’India, la Persia e l’Egitto sono perciò i suoi tre principali riferimenti trattatistici.
Per diverso tempo si è ipotizzato che l’identità di Achemt potesse coincidere con quella dello stesso ibn Sīrīn; ma è molto probabile che si tratti di un nome di fantasia, di un artificio letterario; in effetti, l’Oneirocriticon di Achmet è verosimilmente un testo la cui effettiva datazione si suppone risalga al IX o X secolo, e l’autore sarebbe quindi molto più tardo di quanto afferma; egli ha voluto fornire un adattamento per un pubblico bizantino e cristiano delle conoscenze sul sogni maturate nelle cultura araba e mussulmana.
Questo testo ebbe molta fortuna in Occidente; fu tradotto in latino già nel XII secolo, anche prima dell’Onirocritica di Artemidoro di Daldi; poi si diffusero varie altre traduzioni, riduzioni, adattamenti ed opere ad esso ispirate.

Altri testi arabi sui sogni:

  • Sul sonno e i sogni: trattato sull’interpretazione dei sogni scritto dal filosofo Al-Kindi (Alkindus) (801–873).
  • Sulla causa dei sogni: trattato scritto dal filosofo Al-Farabi (872–951) che lo inserì come capitolo 24 nel suo Libro delle opinioni del popolo della città ideale. Fu il primo a distinguere tra l’interpretazione dei sogni e la natura e le cause dei sogni.
  • Nel Canone della Medicina (1025) Avicenna estese la teoria dei temperamenti per comprendere aspetti emotivi , facoltà psichiche, atteggiamenti morali, autocoscienza, e anche sogni; descrisse incubi e allucinazioni.
  • Nel Muqaddima (1377) Ibn Khaldun afferma che i “sogni confusi” sono immagini della fantasia che sono immagazzinate all’interno dalla percezione e alle quali l’uomo può accedere con il pensiero dopo che si è ritirato dalla percezione sensoriale.

FONTI: 

IMG: Michel Bakni

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