I sogni presso le antiche civiltà della Mesopotamia: Sumeri e Assiro-Babilonesi

Come si rapportavano ai sogni i popoli della Mesopotamia? Vediamo come sognavano Sumeri e Assiro-Babilonesi, partendo innanzitutto dalle loro convinzioni religiose e arrivando a comprendere come utilizzavano i sogni per trarne presagi, predire il futuro, regnare sulle loro città.

Un popolo molto religioso

I Sumeri sono stati la prima importante civiltà della Mesopotamia; qui fondarono le loro città-stato; ciò che sappiamo di loro lo dobbiamo alla scrittura, di cui furono inventori.

I Sumeri erano molto religiosi e fortissimo era il legame tra religione e politica. Al centro delle città sorgevano le famose ziggurat, templi a forma di piramide a gradoni, che servivano ad avvicinare l’uomo al Cielo. La ziggurat era dedicata al dio protettore della città.  In cima alla ziggurat c’era l’altare e i sacerdoti qui compivano i loro rituali. Qui c’era la statua che rappresentava la divinità; ad essa veniva offerto regolarmente anche cibo. In caso di guerra, particolarmente temuta era la distruzione o il furto di questa statua sacra da parte dei nemici.  

scalinata della ziggurat della città di Ur (Mesopotamia)
Scalinata della ziggurat della città di Ur (Mesopotamia)

Scopo della vita è servire gli dèi

Secondo il credo religioso dei Sumeri, gli dèi hanno plasmato gli umani dall’argilla (golem) per usarli come servitori. Gli esseri umani vengono al mondo con il solo ed unico scopo di servire gli dèi, lavorare per loro, mantenere i loro templi con sacrifici permanenti. Se non assolvono ai loro doveri, gli dèi possono punirli.

Ecco le principali divinità; alcune si ritrovano (con qualche variazione nei nomi) anche nelle successive civiltà che abiteranno la Mesopotamia, ovvero gli Accadi e gli Assiro-Babilonesi:

  • An (Anum, Anu): dio del cielo
  • Ki: la Terra
  • Nammu (Namma), mare primordiale dai cui nascono An e Ki.
  • Enil: figlio di An e Ki, è lui che li separa, dando origine al Cosmo; è il dio dell’Aria.
  • Enki (Ea): dio dell’acqua e dell’agricoltura
  • Inanna (Ishtar, Astarte): dea della fecondità, della bellezza e dell’amore.
  • Nanna  (Sin), dio della luna.
  • Utu  (Shamash) dio del sole.

La morte

Gli dèi hanno creato gli uomini mortali perché la morte simboleggia l’inferiorità della loro condizione. Dopo la morte l’uomo va in un mondo infero (sotto terra), dove vivrà per l’eternità come un fantasma; non è una condizione né bella né brutta, ed è uguale per tutti, indipendentemente da come ci si sia comportati in vita.
Anche i defunti vanno onorati con offerte, pena la loro vendetta. 

La divinazione

Per gli antichi popoli della Mesopotamia, gli dèi sono padroni assoluti del destino umano e stabiliscono come devono svolgersi gli eventi. Le loro decisioni possono essere conosciute attraverso la divinazione, una scienza che fa capire cosa avverrà in futuro decifrando i segni attraverso cui gli dèi parlano agli uomini. Il re, in quanto prescelto degli dèi, deve agire secondo la volontà divina, ed è importante che lui la conosca; altrimenti gli dèi , se non si dimostra degno del suo ufficio, lo possono abbattere, magari causandone la sconfitta militare contro un avversario considerato più virtuoso.

Una corte piena di indovini

Babilonia nel mondo antico divenne ben presto un famoso centro di arti magiche e scienze oracolari. Per poter intendere la volontà degli dèi, il re si circondava di sacerdoti e indovini, detti barū(m). Potevano essere di sesso sia maschile sia femminile. Ce n’erano molti, ognuno specializzato in un’arte divinatoria; tra le più importanti c’erano sicuramente l’astrologia, l’oniromanzia, il profetismo, l’epatoscopia/estispicina (divinazione dall’esame delle viscere degli animali sacrificali).

I templi erano dotati di una terrazza da cui i sacerdoti osservavano gli astri e il volo degli uccelli con lo scopo di predire il futuro. C’era anche chi si occupava di interpretare eventi straordinari (teratoscopia).

Ma c’erano molti altri sistemi di divinazione, alcuni anche parecchio bizzarri ai nostri occhi, come ad esempio la lecanomanzia (divinazione di presagi tratti dai movimenti dei liquidi nelle coppe).

Bassorilievo babilonese in cui si vedono la divinità, il re, la figlia del re, e gli astri (sole e luna).
Bassorilievo babilonese con rappresentazione del re, della divinità e degli astri.

La divinazione veniva impiegata anche per comprendere come curare le malattie del corpo e dell’anima: le cure mediche spesso somigliavano a riti di esorcismo o di magia.

La divinazione era un misto di pratiche magiche e religiose, ma gettò le basi per studi più propriamente scientifici, come l’astronomia, l’anatomia, ecc. In effetti i sacerdoti, nei loro sforzi di prevedere il futuro, colsero molti rapporti di causa ed effetto ed organizzarono le loro scoperte in modo razionale.

La divinazione interessava tutte le classi sociali, ma il re disponeva dei migliori indovini, i più bravi ed esperti; erano figure di primo piano, altamente specializzate, spesso membri del clero; erano molto istruiti; si erano formati studiando i trattati di divinazione conservati all’interno del tempio. Spesso la loro professione passava di padre in figlio.

Una disciplina molto seria

La divinazione era una questione molto seria, tanto che gli indovini dovevano prestare un giuramento al re in cui si impegnano a:

  • Non nascondere nulla al re di ciò che scoprono con la loro attività, neanche se si tratta di cattive notizie.
  • Non divulgare nulla ad altri, specialmente su questioni che richiedono riservatezza e discrezione.

Gli indovini non stavano sempre a palazzo; seguivano il re anche in battaglia, per consigliarlo. Erano quindi pienamente coinvolti nella vita politica e militare del regno.

Potrebbero essere stati manipolatori o ‘uomini nell’ombra’, visto il loro potere? Non è escluso, tuttavia non era così semplice, per due motivi:

  • Erano in molti, e per riuscire ad ordire un complotto avrebbero dovuto accordarsi tutti. Quando veniva interpretato un segno, in effetti, era prassi cercare conferma con altre modalità di divinazione, anche allo scopo di integrare e chiarire le informazioni.  Vigeva infatti il principio di corrispondenza tra le diverse tipologie di segni: sogni, segni del cielo e segni della terra convergono per veicolare lo stesso messaggio, quindi anche le interpretazioni devono convergere.  
  • Chi ‘interpretava male’ i segni era severamente punito: in effetti gli indovini vivevano sempre con l’ansia di sbagliare.  

Mutare il destino è possibile

L’indovino, oltre a decifrare i segni per predire il futuro e verificare la veridicità dei presagi, ha anche il compito di indicare quali misure prendere per evitare che un cattivo presagio si verifichi. In effetti, se è vero che gli dèi decidono il destino degli uomini, è anche vero che, finché gli eventi non si compiono, possono ancora essere modificati. Gli dèi possono essere indotti a cambiare idea con  le preghiere, gli inni e i lamenti, nonché con i riti di sacrificio, magia ed esorcismo.

Sogni e oniromanzia

Tra i vari modi di conoscere il futuro e il volere degli dèi, le civiltà della Mesopotamia hanno sempre tenuto in gran conto i sogni e le visioni profetiche. Nei trattati vengono tramandati i sogni ricevuti dai sovrani, rivelatisi di importanza fondamentale per il regno; ma i sogni possono anche fare previsioni su questioni private: salute, aspettativa di vita, ricchezza, successo.

Le divinità dei sogni

I sogni sono spesso associati a divinità solari, membri della famiglia o della corte del dio del Sole Utu (Samash), che è anche il dio della divinazione; essi sono:

  • Geshtinanna, antica dea sumera dei raccolti e anche dell’interpretazione dei sogni;
  • Zangara;
  • Sisig (Zaqīqu), dio dei sogni figlio del Sole;
  • Mamu, il Sogno divinizzato. Il re assiro Ashurnasirpal II (regnò dall’883 all’859 a.C.) costruì un tempio a Mamu a Imgur-Enlil , vicino a Kalhu.
  • Nanshe, dea della profezia e dell’interpretazione dei sogni

La divinità si avvicina al corpo del dormiente, sta presso il suo capo; può toccarlo e trasmettergli un presagio.

Sogni come messaggi dagli dèi…

A volte la divinità appare in sogno al dormiente e pronuncia un chiaro messaggio; il re o i suoi sudditi hanno spesso sogni di questo tipo, in cui gli dèi annunciano una vittoria o ordinano di costruire un tempio. I registri hanno conservato resoconti di sogni reali in cui la dea madre Ishtar talvolta appare di persona davanti al re, annunciando chiaramente il corso degli eventi. Visioni di quel tipo non richiedono interpretazioni, sono messaggi diretti degli dei.

Altre volte il sogno mostra immagini dal significato oscuro, che dovranno essere decodificate da un interprete per trarne un presagio.

…e dai defunti

Anche i morti possono apparire in sogno, in particolare ai propri parenti ed eredi per reclamare quanto loro dovuto in fatto di offerte, avvertire di un pericolo o predire il futuro o, infine, identificare la causa della sofferenza di un paziente.

Il sogno come viaggio verso altri mondi

I sogni erano talvolta visti anche come un mezzo per viaggiare in altri mondi; si pensava che l’anima, o parte di essa, si muovesse fuori dal corpo della persona addormentata e visitasse effettivamente i luoghi e le persone che il sognatore ha visto nel sonno.
Nella tavola VII dell’epopea di Gilgamesh, Enkidu racconta a Gilgamesh un sogno in cui vede gli dei Anu, Enlil e Shamash che lo condannano a morte; fa anche un sogno in cui visita gli Inferi.

Riti di incubazione onirica

I sumeri già praticavano riti di incubazione onirica andando a dormire in un luogo sotterraneo: pensavano che fosse un modo per procurarsi dei sogni che li avrebbero aiutati a risolvere un problema specifico, di difficile soluzione.

Gli Assiro-Babilonesi avevano complessi rituali di incubazione sacra per indurre i grandi sogni, importanti per la storia del popolo e per le decisioni dei re.

In certi casi si ricercava lo specifico contatto con gli spiriti dei defunti; si parla allora di negromanzia.

I riferimenti all’incubazione in Mesopotamia sono diversi, ma le fonti che ne descrivono le procedure rituali sono poche; nelle fonti letterarie sumeriche l’incubazione avviene nel tempio ed è favorita dall’uso di bevande alcoliche (birra) e altre sostanze.

A volte un oniromante o sacerdote può assumersi il compito di incubare un sogno per conto di altri, sfruttando il suo legame privilegiato con l’extra-umano.

L’interprete dei sogni è solitamente una donna, l’interrogante

Dall’antica Mesopotamia ci sono arrivate le prime documentazioni sul lavoro di un interprete di sogni. L’interprete veniva chiamato “l’interrogante“: era in genere una donna, una professionista specializzata appositamente in questa attività, e risiedeva nel tempio. A lei si raccontava il sogno fatto e lei ne forniva l’interpretazione.

statuetta votiva femminile sumera
Statuetta votiva femminile in uso nei templi

Una tecnica già presente a quei tempi era trascrivere il sogno e poi cercare di rintracciare giochi di parole, assonanze, richiami visivi ispirati dalla forma dei caratteri cuneiformi che potessero aiutare nell’interpretazione.

Le domande dell’interrogante

Per interpretare il sogno, l’interrogante esamina attentamente il contesto del sogno e pone molte domande al sognatore: gli chiede come e dove stava dormendo quando ha fatto il sogno; cosa aveva fatto la sera prima di mettersi a dormire; se ha bevuto, se ha ricercato il sogno tramite l’incubazione, se prima ha fatto i riti di purificazione, ecc.

Anche il sognatore deve essere studiato a fondo, perché uno stesso sogno, come ben attestano anche i trattati di onirmantica, può avere significati diversi a seconda che il sognatore sia ricco o povero.

Infine l’interrogante pone domande anche al sogno stesso, del tipo: “Ciò che ha riferito il sognatore è attendibile? Chi ha parlato in sogno? Era veramente la grande dea …?”

Per verificare l’esattezza dell’interpretazione del sogno, solitamente si fanno altri ‘interrogatori’, ovvero si interrogano oracoli o si ricorre ad un altro sistema di divinazione che confermi il presagio: lettura delle stelle, esame delle interiora di un animale sacrificale, ecc. Secondo il principio di corrispondenza, sogni, segni del cielo e segni della terra convergono per veicolare lo stesso messaggio.
L’interrogante può anche decidere di rivivere quel sogno, magari sdraiandosi a dormire vicino al sognatore nello stesso luogo in cui è avvenuto il sogno, per intercettare i suoi sogni.

Formule e riti per scongiurare i brutti sogni

Per scongiurare i brutti sogni i trattati di oniromantica prevedono come primo rimedio delle formule, delle preghiere da recitare per volgere il sogno a proprio favore:

Se un uomo ha fatto un sogno di cattivo auspicio, per assicurarsi che le sue dannose conseguenze non lo colpiscano, prima di rimettere i piedi per terra (al mattino), dirà: «Questo sogno che ho fatto è di buon auspicio , è di buon auspicio, è un ottimo presagio, per Sîn e Shamash!» In questo modo diventerà di buon auspicio (anziché di cattivo auspicio) e la sfortuna promessa dal suo sogno non lo toccherà!

— Estratto dal Trattato sull’oniromanzia

In certi casi può essere più indicato compiere rituali magici o esorcismi, che vertono per la maggior parte sulla procedura della dissoluzione. In pratica,  se qualcuno ha fatto un brutto sogno, deve raccontarlo e affidarlo ad un pezzo di argilla; poi lo deve far sciogliere nell’acqua, declamando delle formule magiche e invocazioni per liberarsi dal cattivo presagio.

Testi sui sogni:

I sogni erano veramente importanti per i popoli mesopotamici, tanto che ne parlano molto spesso in vari tipi di testi, anche antichissimi; questo fa dell’oniromanzia  una delle più antiche forme di divinazione attestate.

Iscrizioni reali

 Fin dagli albori della scrittura, i re si preoccuparono di conservare una registrazione dei loro sogni per scopi politici e religiosi: essi attestavano la loro credibilità di regnante.
Per gli stessi motivi, ai sogni viene dato ampio spazio nelle opere di storiografia antica: una decisione re è prima preceduta dal racconto di un sogno che ha fatto.

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 Nell’iscrizione della stele degli avvoltoi rinvenuta a Girsu, re E-anatum di Lagash vede in sogno il dio Ningirsu che annuncia la sua imminente vittoria;

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Sàrgon di Accak (c. 2334-2279 a.C.), fondatore del regno di Accadia, unificatore della Mesopotamia e primo imperatore della storia dell’umanità, fece un sogno inquietante quando era ancora un semplice coppiere di Ur-Zababa, re di Kish. Nel sogno, Sàrgon  vide la dea Inanna affogare Ur-Zababa in un fiume di sangue. Spaventato dal contenuto del sogno, Ur-Zababa ordinò che Sàrgon fosse ucciso, ma quest’ultimo finì col prevalere.

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Statuetta di Re Gudea, sovrano sumero
Re Gudea, statuetta che lo raffigura in atteggiamento di preghiera

Gudea, re sacerdote sumero, che regnò a Lagash circa dal 2141 al 2122 a.C.; egli ricostruì il tempio di Ningirsu come risultato di un sogno in cui gli era stato detto di farlo. Gudea fece incidere il suo sogno su grandi sigilli cilindrici in terracotta con iscrizioni cuneiformi che rappresentano una delle più antiche trascrizioni dell’umanità.

Gudea sogna un uomo alto fino al cielo, dalla testa di dio, le ali d’uccello e un’onda enorme nella parte inferiore del corpo. È fiancheggiato da leoni e pare voglia dire qualcosa che però Gudea non capisce. Vede poi una donna che consulta una tavoletta d’argilla raffigurante le stelle del cielo. Poi appare un guerriero che disegna il progetto di una costruzione su di una tavoletta di lapislazzuli. Il guerriero gli consegna anche uno stampo per mattoni e un cesto nuovo, mentre un asino raspa la polvere con le zampe.
Gudea si sente confuso circa il significato da dare a quel sogno. Decide quindi di consultare Nanshe, la dea sumera della profezia e dell’interpretazione onirica. Dopo aver fatto i rituali, le racconta il sogno. L’interprete del tempoi gli dice che il gigante rappresenta il dio Nunurta che gli ordina la costruzione di un tempio in onore del dio Eninnu. La donna rappresenta la dea Nidaba, che lo raccomanda di allineare astronomicamente il tempio secondo le stelle sacre. Il guerriero è il dio architetto Nindub, che gli fornisce istruzioni specifiche per la pianta dell’edificio. E l’asino è Gudea stesso, impaziente di cominciare ad erigere il tempio.

I dettagli delle fondamenta e dei materiali di costruzione furono forniti in sogni successivi, incubati grazie a riti propiziatori. Il tempio fu poi realmente costruito nella città di Girsu e fu proprio in Iraq, sotto le sue rovine, che furono ritrovati i sigilli di Gudea.

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Scritto oltre tremila anni fa, il poema epico di Tukulti-Ninurta narra le conquiste del re assiro, identificabile probabilmente in Nimrod, bisnipote del Noè biblico, nella sua guerra contro il re babilonese Kashtiliash IV.

 Assediato dall’esercito invasore, Kashtiliash IV tentò invano di ottenere presagi positivi. E alla fine si disperò: “Qualsiasi sogno faccia, è sempre terribile”. Babilonia sarebbe caduta.

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Il re assiro Assurbanipal (regnò dal 668 al 627 aC circa) fece un sogno durante una disperata situazione militare in cui la sua divina protettrice, la dea Ishtar , gli apparve e promise che lo avrebbe condotto alla vittoria. 

Lettere

Un dossier di lettere inviate da diverse donne al sovrano di Mari, Zimri-lim (1775-1761 a.C.), contiene la descrizione dei loro sogni. Ecco un esempio in cui Addu-duri sogna che la statua della dea Belet-ekallim è scomparsa dal suo trono nel tempio assieme alle altre statue presenti nella cella. La donna riporta anche un altro sogno e la visione di un’estatica che avverte il re di non partire per la campagna militare.

Dì al mio signore, così (parla) Addu-duri, la tua serva:
Dopo che la tua famiglia è decaduta [ed è stata ristabilita] non avevo mai avuto un sogno così. Questi sono i segni che ho avuto.
Nel mio sogno entravo nel tempio di Belet-ekallim («la signora del palazzo») e Belet-ekallim non era più assisa e le statue che le stanno di fronte non c’erano più. Allora, per quello che avevo visto, mi misi a piangere.
Questo mio sogno è avvenuto durante la prima veglia.
Di nuovo Dada, il sacerdote sanga di Ištar di Bisra stava alla porta di Belet-ekallim e una voce orribile non smetteva di gridare: «Torna da me, Dagan! Torna da me, Dagan!». Ciò è quello che ha più volte gridato. Un’altra cosa: una estatica si è alzata nel tempio di Annunitum dicendo: «O Zimri-lim, non partire per la campagna militare! Rimani a Mari e io non smetterò di rispondere (alle tue richieste)!».
Che il mio signore non sottovaluti ciò per la sua propria sicurezza.
Ho sigillato personalmente una ciocca di capelli e il bordo della mia veste7 e l’ho inviata al mio signore.

Testi letterari

Il sogno di Dumuzid

È un antico testo sumero che si inserisce nel mito della discesa agli Inferi della dea Inanna, che conosciamo grazie ad altri testi; Inanna risale dagli inferi, ma i demoni, per sostituirla, vengono a prendere suo marito Dumuzid, dio della pastorizia e dei raccolti; grazie all’intercessione della moglie, della sorella e della madre, che piangono ininterrottamente per lui, gli sarà concesso  di tornare sulla Terra per 6 mesi l’anno.

Il testo si apre con Dumuzid spaventato da un brutto sogno; cerca subito sua sorella Geshtinanna perché glielo interpreti; lei gli conferma il brutto presagio; cerca quindi di nascondere il fratello, ma non riuscirà a sottrarlo al suo destino.

Si sdraiò tra i fiori, si sdraiò tra i fiori, il pastore si sdraiò tra i fiori.
Come un pastore si sdraia tra i fiori, si sdraia, (egli) per sognare.
Balzò in piedi – “In un sogno…” rabbrividì, era stordito.
Si stropicciò gli occhi, regnava un silenzio profondo.
“Portala, portala, porta mia sorella!”
Porta la mia Geshtinanna, porta mia sorella!
Porta il mio scriba esperto di tavolette, porta mia sorella!
Porta la mia musicista che conosce i canti, porta mia sorella!
Porta la mia intelligente ragazza che conosce il fondo delle cose, porta mia sorella!
Porta la mia donna esperta che conosce il significato nascosto dei sogni, porta mia sorella!… »

Epopea di Gilgamesh

Nell’epopea di Gilgamesh molti punti cruciali della narrazione sono marcati da sogni:

  • La comparsa di Enkidu nella vita di Gilgamesh è preannunciata da due sogni il cui significato è rivelato a Gilgamesh dalla madre, la dea Ninsun.
  • Durante il viaggio alla Foresta dei Cedri, ogni notte Gilgamesh si addormenta e ha un sogno che, al risveglio, riferisce a Enkidu che lo interpreta.
  • Enkidu, malato, vede in sogno la propria morte e gli inferi che lo aspettano.

Epopea di Erra

L’epopea di Erra è un racconto mitologico risalente al IX o VIII secolo a.C.; fu scritto da un sacerdote dell’Esagil, il tempio di Marduk a Babilonia, di nome Kabti-ilâni-Marduk, che avrebbe ricevuto la storia durante un sogno. Narra di come Erra, divinità della guerra distruttiva, si accanisca sulla città di Babilonia, approfittando dell’assenza di Marduk, il re degli dèi.

Trattati tecnici di oniromantica

In Mesopotamia ben presto sorse una ricca produzione di testi sui sogni; ad esempio:

  • Testi di riferimento per l’interpretazione stessa dei sogni.
  • Testi che registrano procedure di incubazione o la descrizione di ‘grandi sogni’.

Copie di tali testi sono state portate a luce durante gli scavi di diverse biblioteche, in particolare a Ninive in Assiria ,

Sappiamo che si trattava generalmente di opere di grandi dimensioni, composte da decine di tavolette; ma manca parte del loro contenuto, perciò le conosciamo solo parzialmente. Come gli altri testi tecnici mesopotamici, si presentano come un elenco di casi formulato secondo l’opposizione di una protasi e di un’apodosi: “se questo si osserva, allora accadrà”.

Uno di questi testi è  iškar d Zaqīqu (=”testo centrale del dio dei sogni Zaqīqu”), ovvero il Libro dei Sogni assiro, pervenuto su tavolette di argilla in carattere cuneiformi. Fu trascritto nel VII a. C.. per volere del re Assurbanipal, il quale volle raccogliere nella biblioteca di Ninive i più importanti testi mesopotamici.
Si tratta di una raccolta di presagi distribuiti in undici tavolette o capitoli. I presagi sono ordinati in base all’argomento della protasi, vale a dire in base a un aspetto o elemento che appare nel sogno; segue l’apodosi in cui viene riportato il significato del sogno o la conseguenza che ne deriverà.

In molti casi la spiegazione si basa sul valore simbolico attribuito all’elemento del sogno e sulle analogie con altri elementi. Non sempre però è facile per noi moderni rintracciare il motivo per cui ad un certo sogno viene attribuito un certo significato; forse è stata l’osservazione diretta di ciò che è capitato agli uomini che hanno lo hanno sognato a suggerirla. A volte si fa ampio uso di giochi di parole per spiegare il simbolismo del sogno, ad esempio: “

“Se un uomo sogna che sta mangiando un corvo (arbu); avrà reddito (irbu),” “Se un uomo sogna di mangiare carne umana (šēru); allora avrà grandi ricchezze (šarû)” e “Se (qualcuno) gli ha dato legno di miḫru; non avrà rivale (māḫiru).”

Influssi presso altri popoli

Le civiltà mesopotamiche hanno avuto un ruolo preminente e i popoli con cui sono venute in contatto nel corso della storia hanno assorbito parte della loro cultura. Ebrei, mussulmani, greci hanno ricevuto il loro influsso per quanto riguarda le credenze relative alla magia, alla divinazione, al significato dei sogni; se ne può trovare traccia nella Torah, nella Bibbia, nel Corano, nelle opere omeriche.
Lo studio della cultura e religione dei popoli mesopotamici è piuttosto recente; si è sistematizzato soprattutto a partire dalla seconda metà del ‘900 e prende il nome di ‘assiriologia’.

Nel corso del ‘900 sono sorti alcuni movimenti religiosi, come lo zuismo, che professano di rifarsi alle antiche religioni mesopotamiche; anche l’occultismo e il neopaganesimo possono talvolta ispirarsi a questi antichi culti, credenze e ritualità, un po’ anche per il fatto che si tratta della ‘prima religione’.


FONTI:

LIBRI PER APPROFONDIRE:

Claudio Saporetti, I sogni degli antichi: la Mesopotamia e i popoli vicini

IMG: Samantha Claramitaro, Wikimedia 1 , 2, 3, 4, 5

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