I sogni nel Medioevo cristiano

Nel Medioevo la religione cristiana si espanse sempre più in Europa, fino ad assumere una posizione culturalmente dominante. A quel punto gli dèi greci e romani furono visti come divinità pagane, demoni da combattere. Anche la pratica della divinazione onirica venne intesa come un residuo di paganesimo: perciò la Chiesa cercò di vietare l’oniromanzia e di allontanare i cristiani dall’interpretazione dei sogni.

Tuttavia il Cristianesimo non poteva negare che i sogni fossero uno strumento tramite cui Dio può parlare all’uomo per trasmettergli i suoi messaggi; è ciò che avviene nella Bibbia e nei Vangeli: 

  • Nel Vecchio Testamento ci sono molti sogni e visioni profetiche, come ad esempio il sogno della scala di Giacobbe, i sogni di Giuseppe (che fu anche interprete di sogni) di Daniele, ecc. 
  • Nel Nuovo Testamento si vede che Dio protegge Gesù fornendo indicazioni in sogno a Giuseppe, ai Re Magi, ecc. 

Fin dall’inizio il cristianesimo manifesta attenzione per i sogni; il primo teologo del sogno fu Tertulliano, che intorno al 210-215 nel De anima incluse un trattato sui sogni; ma poi ci furono molti altri autori che trattarono l’argomento: Origene, Cipriano, Lattanzio, Sant’Agostino, Gregorio di Tours, Isidoro di Siviglia, Gregorio Magno, ecc.

Fondamentalmente il Medioevo riconosce 3 tipi di sogni: 

  • Sogni di origine fisica, naturale, dovuti ad esempio alla fame, o al cibo.
  • Sogni diabolici: inviati dai demoni, per tentare le persone nel momento del sonno, in cui si è più deboli.
  • Sogni di origine divina, in cui Dio si manifesta, ispira buone azioni, rafforza la fede, ecc.
un angelo appare in sogno ai re magi addormentati, miniatura
Un Angelo appare in sogno ai Re Magi addormentati – Miniatura

L’ambivalenza della Chiesa

Nel Medioevo la Chiesa mantenne un atteggiamento piuttosto ambivalente nei confronti del sogno: era o non era ispirato da Dio?

  • Da un lato era innegabile, come testimoniato dalla Bibbia e dai Vangeli, che alcuni sogni fossero ispirati dai Dio, quindi non poteva condannare la credenza nei sogni come superstizione o forma di idolatria;
  • Dall’altro, però era pur vero che molti sogni potevano essere ispirati dal Demonio, dai desideri del corpo, ed essere quindi nemici dello spirito.
  • Per la Chiesa era inoltre rischioso affermare che i sogni fossero una via di comunicazione diretta con Dio, perché ciò avrebbe indotto i fedeli a ritenere di poter avere un rapporto personale con il sacro, mettendo così in discussione l’autorità ecclesiastica. 

Si diffuse pertanto l’idea che  i veri sogni premonitori inviati da Dio fossero riservati a un’élite di persone speciali, come i re, i santi e i monaci.



Le autorità ecclesiastiche medievali tentarono anche di eliminare i ‘templi del sogno’ in cui si praticava l’incubazione onirica, assai diffusi, come abbiamo visto, un po’ ovunque nel mondo antico (Egitto, Grecia, Roma) e percepiti dai cristiani come pagani.
Tuttavia la credenza nel sonno curativo era molto radicata e non si estinse del tutto neanche dopo la distruzione di questi grandi templi dell’antichità; sopravvisse prendendo un’altra forma: al posto di divinità pagane come Asclepio, nel Medioevo si invocavano santi cristiani come Cosma e Damiano, o Santa Tecla; il loro culto divenne molto popolare nei territori dell’Impero bizantino.
  


Nonostante la Chiesa scoraggiasse l’oniromanzia, nel Medioevo continuarono a circolare i testi di onirocritica; oltre ai testi di Artemidoro e di Achmet, ci furono anche nuove aggiunte:

Somnia Danielis’ (I sogni di Daniele):

Manuale onirocritico cristiano di autore ignoto, in cui venivano spiegati i significati dei sogni; il primo manoscritto risale al V secolo e il testo rimase popolare fino al XVI secolo. Originariamente scritto in latino, fu tradotto anche in altre lingue e circolò in tutta Europa.

Liber thesauri occulti’, di Pascalis Romanus:

Pascalis Romanus fu un sacerdote e medico del XII secolo che si interessava molto anche ai sogni. In questo testo parla del significato dei sogni attingendo a vari autori (Artemidoro, Aristotele, Macrobio, ecc). Nel complesso, sostiene che i sogni abbiano un significato interpretabile con la ragione. Rifacendosi all’antica classificazione dei sogni di Macrobio, distingue diversi modi tramite cui l’anima può percepire il futuro nei sogni:

  • nel somnium, allegoricamente;
  • nella visio, storicamente;
  • nell’oraculum, profeticamente.

Dedica anche molto spazio alla discussione del sogno dal punto di vista medico; esamina le cause che possono determinare gli incubi e l’insonnia, rifacendosi alla teoria degli umori ma anche prendendo in considerazione la posizione del corpo del dormiente, la circolazione sanguigna e possibili cause psicosomatiche. 

L’epoca di grandi mistici e santi (e sante) visionari

Il Medioevo fu comunque un periodo storico che mostrò grande propensione per la vita contemplativa, le esperienze mistiche, i sogni e le visioni.
Se da un lato si temeva che il diavolo approfittasse dei sogni per tentare gli esseri umani e farli cadere nel peccato, dall’altro si nutriva la speranza che nei sogni si potesse avere esperienza di Dio, o incontrare angeli, santi e beati, che certamente avrebbero ispirato buone azioni.

I primi monaci adottarono modi di vivere che favorivano le visioni, come ad esempio l’eremitismo, le pratiche ascetiche, il digiuno, vari tipi di privazioni e mortificazioni corporali, ecc.
Molti mistici e santi hanno raccontato i loro sogni, visioni spirituali ed esperienze di estasi divina; a volte queste si accompagnavano a stimmate e capacità di compiere miracoli. Famosi, ad esempio, sono i sogni tratti dalla vita di San Francesco d’Assisi.

Per quanto riguarda il misticismo cristiano medievale, molto vivo fu il contributo femminile; nel Medioevo moltissime donne ebbero esperienze di sogni e visioni mistiche; tra le più famose vanno certamente ricordate Ildegarda di Bingen (1098-1179) e Giuliana di Norwich (c. 1342-1416). La trascrizione delle loro esperienze costituisce un corpus notevole di documentazione.

La Chiesa tendeva sempre a porsi come intermediario e a controllare che la devozione mistica non degenerasse in forme di eresia.

A questo proposito può essere interessante notare che nel Medioevo anche la malattia mentale veniva spiegata in modo religioso, ovvero una persona che manifestava disturbi psichici veniva facilmente ritenuta indemoniata, posseduta, e la “cura” consisteva nel sottoporla a scongiuri ed esorcismi. 

Il genere delle ‘visiones’ (visioni)

Nel Medioevo le ‘visiones‘ (visioni) costituiscono un vero e proprio genere letterario: monaci, o anche persone comuni, vengono come trasportati nell’Aldilà, in una sorta di viaggio mistico che spesso inizia in uno stato di malattia. Lo schema narrativo è ben codificato e si articola in elementi costanti quali la morte apparente del protagonista, la separazione della sua anima dal corpo, il viaggio nell’Aldilà al seguito di una ‘guida spirtuale‘, il ritorno al corpo, il risveglio e la messa per iscritto dell’esperienza vissuta.

Queste ‘visiones’ servirono alla Chiesa per l’edificazione dei fedeli e per rinforzare la loro fede: erano infatti utili a convincere gli scettici sull’esistenza della vita dopo la morte, sull’immortalità dell’anima, sull’esistenza del Paradiso e dell’Inferno, e di un castigo per i peccati.
A volte gli autori delle visioni inserirono nelle loro opere dei chiari ammonimenti alla corruzione del clero, con la speranza che si avviasse una riforma della Chiesa.
Ecco degli esempi importanti del genere ‘visio‘:

  • Visio Baronti: testo anonimo del VII secolo scritto in Gallia, che narra del viaggio nell’aldilà di Baronto, monaco di Longoreto.
  • Visio cuiusdam pauperculae mulieris (lett. “La visione di una povera donna”) è un testo anonimo del IX secolo (819–822) che narra di una breve visita all’oltretomba compiuta da una povera donna di Laon, al fine di condannare l’operato del sovrano carolingio Ludovico il Pio. Fu rapita in estasi e, al suo ritorno, prese a narrare come le fosse stato concesso di osservare le pene dei dannati e il riposo dei santi, avendo avuto come guida un uomo in ambito monastico.
  • Visio Fursei: racconta la visione avuta da San Fursa, monaco irldandese.
  • Visio Godeschalci: è un testo visionario del XII secolo che riporta la visione ultraterrena del contadino tedesco Godescalco.
  • Visio Gunthelmi è una visione di un monaco cistercense inglese, databile al XII secolo. Sembra prendere avvio da un’esperienza simile alle paralisi nel sonno.
  • Visio monachi de Eynsham : resoconto del viaggio nell’aldilà del monaco Edmund di Eynsham, il quale sostiene di aver visitato nel 1196, in seguito ad una lunga malattia, i regni oltremondani.
  • Visio Thurkilli: Thurkill è un contadino che, guidato da san Giuliano l’Ospedaliere, intraprende un viaggio alla scoperta di alcuni segreti sconosciuti agli uomini mortali. Il corpo del contadino rimane insensibile ed immobile per due giorni e due notti, “come in preda ad un sonno pesante”.
  • Visio Tnugdali: Tnugdalo è un giovane cavaliere irlandese di nobile origine, che disprezza la Chiesa, e che compie un viaggio di purificazione attraverso i tormenti e le gioie delle anime nell’Aldilà. Delle visioni apocalittiche e infernali, essa fu tra le più celebri e certamente la più ricca di fantasie orrorifiche e tenebrose.
  • Visio Wettini: racconta di visioni dell’oltretomba avute dal monaco Wetti, maestro della scuola del monastero di Reichenau, pochi giorni prima della sua morte.

Incubi e succubi

Nel Medioevo tutte le divinità della religione greco-romana divennero demoni; il passaggio fu facile; anche gli incubi divennero demoni.
Il cristianesimo, già diffidente verso il mondo notturno, cominciò a guardare il sonno con sospetto, perché in quel momento l’uomo era più debole e poteva essere vittima di ‘energie oscure’, di tentazioni demoniache.
Ad un certo punto prese molta forza l’idea che ci fossero dei veri e propri demoni notturni, gli Incubi e i Succubi,  capaci di invadere i sogni delle persone per unirsi carnalmente ad esse.

Cesario di Heisterbach elabora la figura dell’Incubo. che nell’antichità classica era maschio, dicendo che ci possono essere Incubi maschi e anche femmine.
Il diavolo non ha sesso, e può prendere entrambe le sembianze per sedurre sia uomini sia donne.
L’Incubo può diventare Succubus, e ottenere seme genitale maschile. Poi quando si unisce con una donna, riutilizza questo seme, e così ha la possibilità di generare.
I ‘figli del diavolo’ sono così ‘figli casuali’. 


Mago Merlino si diceva fosse figlio di un incubo; la madre si sarebbe unita ad un incubo durante una delle sue manifestazioni notturne. I diavoli incubi erano molto astuti, prendevano le forme dei mariti. 

Grendel, il terribile mostro del Beowulf, può essere interpretato come un personaggio dell’incubo; procura mostruose visioni ai guerrieri addormentati dopo il banchetto. E’ un po’ incubo che schiaccia il petto, un po’ vampiro.


Per non incontrare i demoni dei sogni,  i monaci cristiani cercavano di dormire il minimo indispensabile; nei conventi il riposo notturno era rigidamente controllato:  il primo sonno terminava alle due del mattino, orario in cui si recitavano le prime preghiere della giornata. I monaci venivano così privati del sonno Rem, la fase più ricca di sogni che normalmente si sviluppa nella seconda parte della notte.
Purtroppo questo sistema produceva, per reazione, una tendenza ad avere sogni ancora più vividi e allucinazioni; quindi si creava una specie di circolo vizioso.

un diavolo sdraiato nel letto a fianco di una donna tenta di sedurla nel sonno
Un diavolo tenta di sedurre una donna addormentata. La miniatura rappresenta il concepimento di Merlino, secondo la tradizione figlio di un Incubo.

Sogni e peccati

Nel XII secolo la Chiesa istituì la confessione e sorse il dilemma su come considerare i sogni. Si deve confessare un peccato commesso in sogno?

Già Sant’Agostino (354-430) nel De genesi ad litteram si era posto la questione se l’uomo fosse responsabile dei suoi sogni, in particolare dei sogni sessuali. Concluse che non si poteva punire qualcuno per ciò che faceva mentre dormiva: i sogni erano un evento involontario, di cui non si poteva avere colpa. 

San Tommaso d’Aquino (1225-1274) è della medesima opinione: sognare di peccare non è un peccato. 

Sogni e futuro

Sempre San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologica si sofferma ad esaminare altre questioni relative ai sogni e alla divinazione onirica; egli afferma che il fatto che un sogno si avveri non basta a dimostrare che fosse di origine divina;  infatti, spiega che: 

  • A volte il sogno si realizza perché noi lo assecondiamo con i nostri comportamenti.
  • Può anche essere che i sogni siano predittivi perché c’è una causa comune che genera sia i sogni sia gli eventi futuri. 
  • A volte i demoni fanno vedere eventi futuri nei sogni dei dormienti che hanno intrattenuto con loro dei patti o commerci illeciti. 

La Chiesa divenne sempre più scettica circa la possibilità di farsi guidare dai sogni per quel che riguarda il futuro, malgrado riconoscesse un certo loro carattere predittivo.

 Jacopo Passavanti (1302-1357), a conclusione della sua collezione di sermoni sul peccato e la virtù intitolata Lo specchio della vera penitenza, scrisse un Trattato de’ sogni, in cui afferma che :

« Quegli sogni che si fanno intorno all’alba del dì, secondo che dicono, sono i più veri sogni che si facciano, e che meglio si possono interpretare le loro significazioni ». 

Di questo detto c’è traccia anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri, dove, al canto XXVI dell’Inferno, leggiamo che “presso al mattin del ver si sogna”; i sogni veri si fanno al mattino. 
Concetto che, comunque, era ben presente già nell’antichità.

Sogni veri, letterari e allegorici

Nel Medioevo i sogni sono molto presenti nelle opere letterarie; la Divina Commedia descrive, di fatto, un viaggio onirico: Dante non dice esplicitamente di stare sognando, ma lo fa capire all’inizio, nel I canto dell’Inferno, quando dice “tant’era pien di sonno a quel punto”, e poi nel Paradiso, quando ad un certo punto Beatrice lo invita a fare presto perché sta ormai per svegliarsi.
Dante è un poeta che fa spesso riferimento ai sogni nelle sue opere: nella Vita Nova racconta il famoso sogno in cui gli appare Beatrice, dopo aver per la prima volta ricevuto il saluto da lei.
Dante è stato considerato un poeta visionario: c’è anche chi ha cercato nelle sue opere degli indizi che potesse avere l’epilessia, una malattia tradizionalmente connessa agli stati alterati di coscienza. 

Un’altra famosa opera, vero “best seller” del Medioevo, che sfrutta il sogno come cornice narrativa è il Roman de la Rose

Spesso nelle opere medievali c’è il gusto dell’allegoria, e anche i sogni sono presentati in forma allegorica: ad ogni elemento del sogno corrisponde un preciso significato metaforico; il sogno serve ad illustrare un concetto che si vuole esprimere, a rafforzare la verità di un insegnamento morale, ecc. 

Non mancano, però, anche resoconti di veri sogni: a parte quelli di santi e mistici, abbiamo ad esempio un sogno di Carlo VI di Francia, che una notte sognò di aver perduto il suo falcone, che gli era volato via; allora lui si mise ad inseguirlo, finché nel bosco non incontrò un cervo, il quale gli si avvicinò senza paura, e allora il re si accorse che questo cervo aveva le ali; montò in groppa al cervo e si levò in volo, inseguendo il falcone finché non riuscì a riprenderlo e riportarlo indietro. Il re si svegliò molto colpito dal sogno e lo raccontò ai suoi cortigiani.

All’inizio del Trecento, in Francia, il vecchio sire di Joinville scrisse la vita del re santo, Luigi IX, di cui era stato amico; la concluse raccontando che un giorno lo aveva sognato, tanti anni dopo la sua morte:

«E nel sogno mi sembrava di vederlo davanti alla mia cappella, a Joinville, e mi sembrava tanto allegro e contento; e anch’io ero contento perché lo vedevo nel mio castello,e gli dicevo: Sire, quando partirete da qui, vi ospiterò in una mia casa che ho in un mio villaggio che si chiama Chevillon. E lui mi rispose ridendo: Sire di Joinville, in fede mia, non ho intenzione di partire così presto di qui».

Joiinville pensa che il re gli abbia mandato un messaggio dall’altro mondo, e si sia invitato a casa sua; e provvede di conseguenza, istituendo a sue spese un altare dedicato a san Luigi nella cappella del castello.


FONTI: 

UN LIBRO PER APPROFONDIRE: 

Steven F. Kruger, Il sogno nel Medioevo

IMG: Wikimedia; Flashback

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *