È un errore ritenere che i sogni coincidano con la fase REM

Spesso, parlando comunemente, i termini ‘fase REM’ e ‘sogno‘ vengono usati come fossero praticamente sinonimi, ma non è del tutto corretto.
Oggi sappiamo che non è vero che i sogni si verifichino solo durante la fase REM del sonno: inizialmente (negli anni ‘50) i ricercatori pensavano che fosse così, perciò pensarono che studiando la fase REM sarebbero arrivati a comprendere come si generano i sogni. Poi, proseguendo gli studi, si è visto con sempre maggiori evidenze che il cervello è in grado di produrre attività onirica in qualsiasi fase del sonno, anche in fase non REM. 
Perciò attualmente molti scienziati che studiano i sogni ritengono fuorviante associare il sogno alla fase REM, e che questa associazione sia dannosa anche per la ricerca stessa sui sogni; altri scienziati invece (Dement, Hobson, Jouvet) sono più restii ad abbandonare questa modalità di ricerca.

Una donna svegliata in fase non REM può comunque raccontare parecchi sogni che ha fatto....
Anche dopo un risveglio dalla fase non REM puoi ricordare parecchi sogni…. D’altro canto, puoi svegliarti dalla fase REM senza ricordare nessun sogno. Questa è solo una delle tante prove che non si sogna solo in fase REM, e che il sogno non coincide con la fase REM.… Si tratta di due ‘miti’ da sfatare.


Inizialmente si è creduto che i sogni si verificassero solo in fase REM….

La tendenza a far coincidere la fase REM con l’attività onirica è molto comune, ed è una semplificazione in cui sono inizialmente caduti anche i ricercatori durante i loro primi studi sulla fase REM, scoperta nel 1953 da Aserinsky e Kleitman.
I ricercatori hanno originariamente collegato questa fase del sonno al sogno perché le persone risvegliate in fase REM erano in grado di raccontare dei sogni in misura molto maggiore rispetto a quando venivano svegliate in fase non REM.

Indagando sul sonno REM, i ricercatori scoprirono che è generato da una piccola regione di cellule situata nel tronco encefalico chiamata ponte (si trova leggermente sopra il midollo spinale, nella nuca). Il ponte rilascia acetilcolina che viaggia verso parti del cervello anteriore. Si pensava che l‘attivazione colinergica di queste aree superiori producesse le immagini bizzarre che compongono i nostri sogni. Questo processo viene poi interrotto dalla noradrenalina e dalla serotonina , anch’esse rilasciate dal tronco encefalico.

La teoria di attivazione-sintesi proposta da Hobson e McCarley nel 1975 si basa in gran parte su queste scoperte.

….ma poi è bastato cambiare la domanda per scoprire che non era così

Già a partire dagli anni ‘60 si iniziò ad ipotizzare che i sogni potessero essere presenti anche nelle fasi non REM.
David Foulkes comprese che c’era qualcosa che non andava nel modo in cui si ponevano le domande ai volontari che venivano analizzati nei laboratori del sonno.

Mentre prima, dopo averli svegliati, gli veniva chiesto “Cosa stavi sognando?”, Foulkes iniziò a chiedergli invece “Cosa ti stava passando per la testa?” Questa leggera modifica nella domanda era importante: Foulkes aveva intuito che la parola ‘sogno’ può essere soggetta ad interpretazioni, non è un termine che ha lo stesso significato per tutti. In effetti per molte persone ‘sognare’ ha a che fare con sogni visivi, vividi, con una trama,  con un contenuto dai tratti tipicamente onirici, bizzarri; per loro sogni non visivi, oppure dal contenuto ordinario (come ad esempio vestirsi, lavarsi, ecc) non rappresentano dei veri e propri ‘sogni’.

Con questa piccola modifica nella domanda, si è visto che molte più persone (ben il 50% dei soggetti) avevano sogni anche durante le fasi non REM (specialmente nella fase 1 e 3 non REM).
I sogni non REM risultano più brevi, meno vividi e più simili a pensieri, ma comunque hanno implicazioni importanti: 

  • Erano la prova che il sogno non era limitato né causato dai meccanismi che controllano il sonno REM. 
  • Lasciavano ipotizzare che a regolare il sogno c’erano probabilmente meccanismi e aree cerebrali completamente diverse da quelle del sonno REM.

Evidenze che il sonno REM non coincide con il sogno

  • Si possono ottenere resoconti di sogni al risveglio da qualsiasi fase del sonno, anche nella fase più profonda del sonno non REM
  • Non c’è corrispondenza tra la quantità di sonno REM e la quantità di sogni che si ricordano.
  • Alcune volte succede che ci si sveglia dalla fase REM senza ricordare alcun sogno
  • Gli studi anatomici differenziali hanno dimostrato che una lesione delle strutture cerebrali necessarie alla formazione del sonno REM non toglie la capacità di sognare; viceversa, le persone che non sperimentano più alcun sogno in conseguenza di un danno cerebrale hanno delle lesioni in aree cerebrali diverse rispetto a quelle coinvolte nel REM, e inoltre queste medesime persone continuano ad avere il sonno REM. (Vedi gli studi di Solm in Le aree del cervello che produno i sogni).
  • C’è un caso di una persona (un  militare israeliano, Yuval Hamzany) con una lesione pontina da proiettile che non ha il sonno REM da molti anni eppure ha preservato la capacità di sognare. La pallottola ha danneggiato esattamente il ponte, l’area che innesca il sonno REM.
  • Le persone con depressione assumono farmaci antidepressivi che riducono o sopprimono il sonno REM, e tuttavia continuano a sognare.

Gli studi più recenti mostrano che i sogni si verificano indipendentemente dalla fase di sonno in cui ci si trova. Oltre ad essere indipendenti dalla fase REM, ci sarebbero addirittura forti indizi che i sogni siano indipendenti dallo stato di sonno; si può sognare anche nella veglia, specialmente se si è in una condizione in cui si è isolati da stimoli esterni (al buio e in silenzio).


FONTI:

Luigi De Gennaro, video ‘La notte dei sogni’: https://www.youtube.com/live/Y968Tw-i848?feature=share

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