Difficoltà metodologiche nello studio scientifico dei sogni

La scienza ha iniziato ad occuparsi dello studio dei sogni a partire dal 1953, anno della scoperta del sonno REM, che sembrava davvero aprire un varco molto promettente per poter finalmente svelare il mistero dei sogni. Tuttavia le ricerche in questo ambito non sono così semplici, ed è per questo che, nonostante l’impegno e la perseveranza di molti scienziati, non si è ancora capito fino in fondo come il cervello produca i sogni, né si hanno risposte definitive sul perché sogniamo, a cosa servano i sogni di preciso, ecc.
Ecco spiegate le principali difficoltà che incontrano gli scienziati che di dedicano alla ricerca sui sogni.

Perché studiare i sogni è così difficile?

Studiare i sogni è così difficile perché non poter osservare direttamente i sogni comporta delle difficoltà notevoli nella ricerca.
In effetti gli studiosi dei sogni non possono studiare il sogno così com’è, così come avviene mentre si forma: nessuno strumento, permette di vedere il sogno nel suo farsi.
Gli studiosi possono solo conoscere:

il ricordo di un sogno

Anzi, meglio ancora, l’oggetto della loro ricerca è:

il RACCONTO di un RICORDO di un sogno

Ovvero, un RESOCONTO ONIRICO da parte della persona che si sveglia e racconta il sogno che ha fatto.
I resoconti onirici non sono però attendibili al 100%, presentano parecchi limiti e problemi. 

ecole des savants, dipinto di Paul Delvaux che mostra studiosi intenti a cercare di capire il sogno.
Studiosi intenti a cercare di comprendere i sogni.

Studiare il sogno nel suo farsi sarebbe, per l’appunto, il “sogno” di tutti gli studiosi dei sogni. Forse in futuro ci saranno delle apparecchiature che lo consentiranno; alcuni ci stanno già lavorando. Per ora, però, il sogno rimane qualcosa di estremamente privato e personale, inaccessibile dall’esterno: nessuno può ‘vedere’ i sogni di un’altra persona; si può solo farseli raccontare.

Metodi di campionamento dei resoconti onirici:

  • Questionari: rapidi ed economici, chiedono informazioni retrospettive, ma risentono molto di dimenticanze.
  • Diari dei sogni compilati a casa: al mattino si scrivono i sogni fatti, giorno dopo giorno. 
  • Sogni raccolti dopo il risveglio in laboratorio:  questo metodo è il più diffuso; le persone si addormentano nel laboratorio del sonno; poi lo scienziato li risveglia in modo programmato (sia quando sono in fase REM sia quando sono in fase non REM) e gli chiede cosa hanno sognato, raccogliendo i loro racconti.  C’è il vantaggio di avere correlazione con i dati polisonnografici; tuttavia la procedura stessa del risveglio in laboratorio potrebbe alterare il meccanismo di produzione onirica. I laboratori del sonno sono ambienti innaturali, scomodi e possono creare disagio e ansia; l’adattamento completo al laboratorio del sonno può richiedere più giorni 

Problemi dei resoconti onirici:

  • Intervallo temporale tra il sogno e il suo racconto: rilevare il momento esatto in cui si producono i sogni e la loro durata durante il sonno è molto difficile.
  • Stati di coscienza diversi: il racconto si fa da svegli, il sogno si vive mentre si dorme.
  • Dimenticanze: i sogni sono labili e non rimangono a lungo in memoria. L’oblio è proporzionale al tempo trascorso tra l’esperienza e il suo ricordo.
  • Censura: alcuni dettagli possono volutamente omessi dal racconto perché creano vergogna e imbarazzo.
  • Meccanismi di ricostruzione: a volte mentre si racconta il sogno lo si altera leggermente: si cambia l’ordine degli eventi, si ampliano certi particolari nel tentativo di dargli un senso o renderlo più coerente o comprensibile.
  • Difficoltà nella descrizione verbale:  i sogni coinvolgono molteplici elementi sensoriali, emotivi e motori; è difficile descrivere solo a parole certe esperienze,
  • Mancanza di una verifica indipendente: nessuno può confermare o smentire quello che racconta la persona sui suoi sogni,

Altri problemi nello studio dei sogni: 

  • Questioni statistiche: molti ricercatori hanno utilizzato piccoli campioni per gli studi sui sogni. I risultati ottenuti da piccoli campioni devono essere interpretati con cautela.
  • Limiti tecnologici: le misure dell’attività cerebrale globale come la media della tensione dell’elettroencefalogramma (EEG) o il flusso sanguigno cerebrale non possono identificare popolazioni neuronali piccole ma influenti come il locus coeruleus, il nucleo del rafe e il nucleo tegmentale peduncolopontino, che rivelano dettagli meccanicistici e funzionali nel sogno.
  • Problemi etici: riguardano soprattutto gli studi lesionali, che consistono nel provocare delle lesioni in una certa area cerebrale per vedere poi cosa cambia e capire quindi a cosa serve di preciso; questi studi si possono eseguire solo sugli animali perché  i protocolli nella maggior parte delle nazioni limitano la ricerca sul cervello umano a procedure non invasive. L’esame di pazienti umani con lesioni cerebrali a causa di incidenti o malattie  può fornire informazioni preziose sui meccanismi del cervello umano, tuttavia sono casi rari.

Scenari futuri per la ricerca sui sogni

Attualmente la ricerca si propone di tentare nuove strade per poter studiare il sogno senza affidarsi ai resoconti, ma osservando il sogno nel suo farsi, in tempo reale. 
Per accedere direttamente all’esperienza onirica, queste potrebbero essere alcune possibilità:

  • Dream catcher: qualcuno sta già lavorando alla costruzione di una specie di ‘registratore di sogni’; il machine learning abbina certe immagini a certi pattern neurometabolici, e poi prova a riconoscerli mentre la persona sta dormendo, in modo da poter predire ciò che poi sarà il racconto del sogno da parte della persona. La difficoltà maggiore è che queste apparecchiature ostacolano il sonno della persona, che spesso rimane in uno stato di dormiveglia (quindi l’apparecchio legge forse dei pensieri, più che dei veri e propri sogni).
  • Sogni lucidi: se effettivamente la persona può inviare un segnale per far comprendere all’osservatore esterno che sta sognando, ciò aiuta ad individuare con certezza il momento del sogno e studiare cosa avviene esattamente in quel momento, con la certezza di stare esaminando il sogno. 
  • Studio di specifici disturbi del sonno in cui il dormiente “agisce” il sogno lo mette in atto con gesti, parole, espressioni facciali, ecc: in questo modo lo rende (inconsapevolmente) visibile anche agli osservatori esterni; un buon terreno di osservazione può provenire in particolare da chi soffre di: 

Altri spunti di indagine interessanti sono offerti da alcune malattie neurologiche, come ad esempio:  

  • Parkinson: una malattia che interessa il sistema dopaminergico mesocorticale, che ha una stretta relazione con l’attività onirica. 
  • Narcolessia:  i narcolettici si addormentano molte volte durante il giorno ed è interessante osservare la loro attività onirica; potrebbero dare indizi circa l’indipendenza dell’attività onirica dallo stato di sonno.
  • Epilessia grave, farmacoresistente: si inseriscono gli elettrodi nella calotta cranica e si monitora l’attività cerebrale notte e giorno, in attesa che si verifichi una crisi epilettica; gli elettrodi, inseriti in grande quantità, permettono di individuare con precisione la zona che genera le crisi epilettiche, e rimuoverla poi chirurgicamente per ridare al paziente una vita normale.
    Questo può essere utile a chi studia i sogni, perché si può sfruttare questo monitoraggio continuativo dell’attività cerebrale.

Infine può anche essere utile guardare oltre i sogni e il sonno per osservare i fenomeni dello stato di veglia che presentano una somiglianza superficiale con il sogno, come la fantasia, il sogno ad occhi aperti e l’immaginazione.


FONTI: 

IMG: Paul Delvaux

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