Neurofisiologia dei sogni: i sogni come prodotto del cervello

Dal 1900 agli anni ‘50 era stata la psicanalisi a fornire il quadro teorico dello studio dei sogni; si riteneva che derivassero dall’inconscio e si tentava di interpretarne il significato tenendo conto del vissuto psico-emotivo della persona.
Ma dopo la scoperta del sonno REM, avvenuta nel 1953  da parte di Nathaniel Kleitman e del suo allievo Eugene Aserinsky. si fece strada l’idea che i sogni potessero essere studiati anche da un punto di vista neurofisiologico, come prodotti del cervello. Comincia così l’interesse delle moderne neuroscienze per i sogni.
Qui espongono alcune informazioni generali, che poi approfondirò in altri articoli a seguire.

mente che sogna e cervello


La scoperta del sonno REM era la dimostrazione che il cervello anche durante il sonno continua ad essere attivo, e i sogni sono il suo prodotto. Si apriva la possibilità di studiarli come fenomeni connessi al cervello, applicando il metodo scientifico.

Attualmente il ricercatore che si dedica agli studi sui sogni è spesso un neurologo o psicologo che si è specializzato in questo campo di indagine; dedica il suo tempo ad analizzare i sogni che fanno le persone, non da un punto di vista psicanalitico, ma studiandone i processi di formazione a livello cerebrale; passa molto tempo nei laboratori del sonno per monitorare il sonno delle persone e svegliarle periodicamente per farsi raccontare i loro sogni; effettua registrazioni, test ed esami; poi analizza e confronta i dati raccolti; spesso per le sue ricerche si serve anche di grandi banche dati di sogni. 

Obiettivi:

Gli studi neurofisiologici sui sogni possono aiutare a far luce su queste questioni: 

  • Come funziona il cervello durante i sogni. 
  • Quali funzioni del cervello possono essere correlate ai sogni.
  • Quali funzioni ha il sogno come fenomeno fisiologico.
  • Come si possono influenzare i contenuti dei sogni tramite stimoli esterni.
  • Che ruolo hanno i sogni per la memoria e il consolidamento dei ricordi.
  • Cosa determina il ricordo o la dimenticanza dei sogni.
  • Cosa determina gli incubi o alterazioni nei sogni.
  • Da cosa dipendono le diverse caratteristiche dei sogni (maggiore o minore bizzarria, vividezza, ecc).

Metodi:

Per rispondere a queste domande si possono usare vari approcci empirici:

  • Cognitivo/psicolinguistico: usato da psicologi; non si occupano di studiare come si forma il sogno, ma si concentrano sugli aspetti qualitativi, cioè relativi ai contenuti del sogno: spesso fanno rilievi statistici su ampie quantità di sogni provenienti da grandi banche dati.
  • Neuropsicologico: osservazioni di alterazioni o lesioni cerebrali che si associano a scomparsa o alterazione dell’attività onirica.
  • Neuroimaging:  si fanno delle scansioni cerebrali al cervello di persone addormentate. Bisogna però fare attenzione perché spesso gli studi di neuroimaging, specialmente quelli più datati, scansionano il cervello durante il sonno REM, partendo dall’assunto che il sonno REM rappresenti il sogno. Ma ormai sappiamo che si può sognare in qualsiasi fase del sonno e non c’è una stretta relazione tra sogno e sonno REM.
  • Morfo-anatomico (strutturale): indaga su possibili corrispondenze tra caratteristiche anatomiche cerebrali e caratteristiche dei sogni.
  • Elettrofisiologico: con l’elettroencefalogramma (EEG) si fa un’analisi delle onde cerebrali prodotte durante il sogno.
  • Neurochimico: studia come cambiano i sogni sotto l’effetto di droghe, farmaci e neurotrasmettitori.

Le difficoltà di queste ricerche:

Finora nessuno dei modelli ha prodotto risultati conclusivi, perché il sogno è qualcosa di molto difficile da studiare: infatti nessuno strumento permette ancora di osservarlo direttamente nel suo manifestarsi; quello che si studia non è il sogno, ma il ricordo del sogno, così come la persona lo riferisce dopo il risveglio; e ciò comporta notevoli limitazioni.
Inoltre, se una prima “rivoluzione” in questo ambito di ricerca è stata la scoperta del sonno REM, una seconda rivoluzione è stata scoprire che non basta studiare il sonno REM per comprendere i sogni, perché i sogni, ora lo sappiamo, si verificano anche all’infuori del sonno REM. Anche questa è una difficoltà che ha frenato gli iniziali entusiasmi: scoprire come funziona il sogno è meno semplice di quel che si pensava all’inizio di questi studi.

Alcuni risultati finora ottenuti:

Finora gli studi sulla neurofisiologia del sogno hanno comunque permesso di scoprire varie cose, tra cui che: 

  • Durante la notte si fanno molti più sogni di quanto siamo in grado di ricordare normalmente al risveglio.
  • Si può sognare sia in fase REM sia in fase non REM: un tempo si riteneva che si sognasse solo (o prevalentemente) in fase REM, ma nel corso del tempo si è visto che non è così: si ricordano molti sogni anche dal risveglio non REM, anche se hanno caratteristiche diverse: sono più brevi, meno vividi e rimangono meno in memoria rispetto ai sogni REM.
  • I sogni si verificano in modo indipendente dal sonno REM:  il sonno REM ha origine dal ponte e dall’attivazione del sistema colinergico, mentre nei sogni si attivano le aree frontali del cervello, con il sistema limbico e dopaminergico; queste aree hanno un ruolo nella regolazione delle emozioni e nell’elaborazione delle immagini visive.
  • I sogni contribuiscono all’elaborazione delle emozioni e al consolidamento della memoria.
  • Ci sono vari tipi di sogni, con diverse caratteristiche.
  • Gran parte dei sogni mostrano una certa continuità con la veglia, sia a livello di contenuti (sogniamo ciò che ci preoccupa, emoziona o colpisce nella veglia) che di modalità percettive (ovvero i nostri sensi nel sogno funzionano come nella veglia), tuttavia non sempre è così, non per tutti i sogni.

Possibili applicazioni:

La ricerca continua, anche per il fatto che le conoscenze acquisite in questo settore potrebbero avere applicazioni in altri ambiti, come ad esempio:

  • Studio e trattamento di alcuni disturbi mentali e cerebrali che presentano allucinazioni o sintomi associabili al sogno. 
  • Comprendere meglio alcuni disturbi del sonno.
  • Scoprire nuove tecniche per migliorare memoria e apprendimento.
  • Contribuire agli studi sulla coscienza, importanti, ad esempio, anche per aiutare le persone in coma.

IMG: Freepik

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