Maometto e l’angelo Gabriele

Maometto, il fondatore e profeta dell’Islam, secondo la religione mussulmana è il messaggero di Dio; egli sarebbe stato incaricato da Dio stesso – tramite l’angelo Gabriele – di predicare l’ultima Rivelazione all’umanità. L’angelo Gabriele apparve a Maometto quando lui aveva circa quarant’anni, una notte in cui lui si era ritirato in meditazione nella grotta del monte Hira, vicino a La Mecca.

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L’Angelo Gabriele appare a Maometto

Maometto non era un eremita; all’epoca era benestante, sposato con una ricca vedova; ma periodicamente amava ritirarsi in solitudine su quel monte arido per riflettere e meditare. Maometto raccontò che la rivelazione era stata preceduta da sogni con forti connotazioni spirituali, i quali lo spinsero ad una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna del monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele.

Era la notte fra il 26 e il 27 del mese di Ramadam, nell’anno 610, quando Maometto ricevette la visita del messaggero celeste che gli ispirò la prima frase del Corano, cambiando completamente la sua esistenza.
La tradizione islamica riporta le parole con cui lo stesso Maometto descrisse il momento della sua chiamata.

Sura XCVI Al-‘Alaq (L’Aderenza)

Coi primi cinque versetti di questa sura inizia la rivelazione del Corano. Era l’anno 612, durante Ramadan, nono mese del calendario lunare, Muhammad ibn Abdallah ibn Abdalmuttalib, della tribù dei Quraysh della Mecca (pace e benedizioni su di lui) si era ritirato in meditazione, in una grotta del monte Hirâ, nelle vicinanze della città. In una delle ultime notti del mese, all’improvviso gli apparve una figura umana che gli disse: “Leggi!”. Muhammad rispose: “Non so leggere”, allora quegli lo strinse fortissimamente e insistette: “Leggi!”. Dopo che questo fatto si ripeté ancora una volta la creatura recitò i primi cinque versetti di questa sura affinché, come disse poi l’Inviato di Allah, “le parole fossero scolpite nel mio cuore”. Sconvolto ed impaurito Muhammad fuggì dalla grotta correndo giù dalla montagna, ma una voce risuonò prodigiosamente nell’oscurità della notte: “O Muhammad tu sei il Messaggero di Allah e io sono Gabriele”. Egli alzò gli occhi e vide la forma angelica riempire tutto l’orizzonte.

Allah (gloria a Lui l’Altissimo) aveva scelto il Suo Messaggero e da quel giorno, nell’arco di ventitré anni, fece scendere su di lui la rivelazione coranica; Muhammad la comunicò ai suoi discepoli, la dettò ai suoi segretari e oggi, dopo quattordici secoli, per Volontà dell’Altissimo, oltre un miliardo di musulmani sono beneficiari di questa Misericordia.

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
1. Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato,

2. ha creato l’uomo da un’aderenza.

3. Leggi, ché il tuo Signore è il Generosissimo,

4. Colui Che ha insegnato mediante il calamo,

5. che ha insegnato all’uomo quello che non sapeva.

6. Invece no! Invero l’uomo si ribella,

7. appena ritiene di bastare a se stesso.

8. In verità il ritorno è verso il tuo Signore.

9. Hai visto colui* che proibisce

*[Secondo la tradizione (Tabarî XXX, 253-254) il versetto e quelli che seguono si riferiscono ad Abu Jahl, un potente coreiscita che aveva giurato di uccidere l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) se avesse osato pregare nei pressi della Ka’ba]

10. al servo di eseguire l’orazione?

11. Pensi che segua la guida,

12. che comandi il timore [di Allah]?

13. Non pensi piuttosto che rinneghi e volga le spalle?

14. Non sa che, invero, Allah vede?

15. Stia in guardia: se non smette, Noi lo afferreremo per il ciuffo,

16. il ciuffo mendace peccaminoso.

17. Chiami pure il suo clan:

18. Noi chiameremo i guardiani.

19. No, non gli obbedire, ma prosternati e avvicinati.

{ Corano, Sura XCVI Al-‘Alaq (L’Aderenza) }

Turbato da un’esperienza così anomala, Maometto temette di essere stato catturato da qualche ‘demone’ che lo avesse reso pazzo. Scosso da violenti tremori, cadde in preda ad un intenso sentimento di terrore. Secondo la tradizione islamica Maometto poté in quella sua prima esperienza teopatica sentire le rocce e gli alberi parlargli. Preso dal panico fuggì a precipizio dalla caverna in direzione della propria abitazione e, nel girarsi, raccontò di aver visto Gabriele sovrastare con le sue ali immense l’intero orizzonte, e lo sentì rivelargli di essere stato prescelto da Dio come suo Messaggero. Non gli fu facile accettare tale notizia ma a convincerlo della realtà di quanto accadutogli provvide innanzi tutti la fede della moglie Kadigia e, in seconda battuta, quella del cugino di lei, Waraqa ibn Nawfal.

L’incontro con l’angelo Gabriele potrebbe essere considerato più un’apparizione o visione, piuttosto che un vero e proprio sogno; alcuni vi hanno rintracciato delle somiglianze con l’esperienza della ‘paralisi nel sonno‘, perché l’angelo mostra un atteggiamento di sopraffazione verso Maometto: sembra che lo voglia quasi soffocare. In ogni caso l’incontro con l’Angelo Gabriele fu preceduto e seguito da molti sogni che ebbero il compito di preparare Maometto alla sua missione.

Dopo tre lunghi anni in cui le sue esperienze non ebbero seguito e in cui Maometto si diede con ancora maggiore intensità alle pratiche spirituali, secondo quanto scritto nel Corano, Gabriele tornò a parlargli e a rassicurarlo che Dio non l’aveva dimenticato.

L’isrâʾ e il miʿrâj (viaggio notturno e ascesa al cielo di Maometto)

Secondo il racconto di Maometto, nel 1621 una notte l’angelo Gabriele gli apparve per guidarlo in un viaggio al contempo fisico e spirituale attraverso l’Inferno e il Paradiso. Questa esperienza viene denominata dai mussulmani con l’espressione L’isrâʾ e il miʿrâj: ’isrâʾ = viaggio notturno; miʿrâj = ascesa al cielo.
Gabriele mise a disposizione di Maometto un destriero di nome Burāq, un cavallo alato che viene dal Paradiso, con coda di pavone e testa di donna. Maometto vide l’Inferno e poi risalì i sette cieli, fino a giungere a cospetto di Allah.

Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza; i sogni per gli Arabi sono considerati uno dei canali con cui Allah può comunicare ai suoi fedeli.

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