Sogni premonitori di John Lennon sulla sua morte

L’omicidio di John Lennon, avvenuto per mano di uno squilibrato l’8 dicembre 1980, è stato un evento drammatico che ha profondamente scosso il mondo intero.  Di quel giorno si parlò a lungo, perché nessuno avrebbe mai immaginato una fine tanto tragica e improvvisa per uno degli uomini più amati del suo tempo, leggenda della musica, e attivista che sensibilizzava le coscienze sull’importanza della pace nel mondo.

John Lennon e Yoko Ono, ritratto fotografico del 1980, poco prima della morte di Lennon
John Lennon e Yoko Ono, foto del 1980, qualche mese prima della morte di Lennon

John Lennon ebbe due sogni premonitori che, alla luce di quanto avvenuto, sembrano davvero sorprendenti anticipazioni della sua morte.

SOGNO DELL’UOMO PAFFUTO:
Nel 1979 Lennon sognò di trovarsi a cena con sua moglie Yoko Ono in un ristorante; ad un certo punto si avvicina a loro un uomo paffuto e con gli occhiali; Lennon chiede a quest’uomo di dimostrare che non è uno squilibrato, e questi inizia ad agitarsi. Arriva la polizia e dice a Lennon che quell’uomo paffuto è armato: porta con sé una pistola.

Lennon  probabilmente intuì che si trattava di un sogno importante, perché si sforzò di ricordare altri dettagli, ma non ci riuscì.

SOGNO DEL NECROLOGIO:
Qualche tempo dopo, all’inizio del 1980, Lennon ebbe un sogno inquietante in cui leggeva il suo necrologio: c’era scritto che lui era accusato del suo omicidio, avvenuto al Dakota Building, vicino al Central Park. Lennon nel sogno era sia l’assassino che la vittima; ma lui diceva che non era stato lui, che era innocente.

John Lennon fu ucciso l’8 dicembre 1980, mentre stava rincasando, proprio di fronte all’ingresso del Dakota Building: Mark Chapman, un venticinquenne paffuto e con gli occhiali, gli sparò più volte alla schiena con la sua pistola. Chapman aveva premeditato da parecchi giorni l’omicidio; aveva comprato una pistola, e si era appostato davanti al Dakota Building, dove Lennon risiedeva; lì lo aspettò insieme ad altri fan. Ad un certo punto lo vide uscire insieme a Yoko Ono; stavano andando agli studi di registrazione. Chapman lo fermò, gli strinse la mano e si fece autografare un suo disco. Poi si rimise ad aspettare pazientemente, finché la coppia non rientrò. Chapman estrasse la pistola e sparò alle spalle a quell’uomo che gli aveva stretto la mano poco prima.

Chapman era affetto da disturbi della personalità: grande ammiratore di Lennon, cercava di imitarlo in modo quasi maniacale, voleva essere lui; decise di ucciderlo perché stava attraversando un periodo di profonda depressione: si sentiva una nullità, mentre il suo idolo aveva tutto; uccidendolo, sarebbe riuscito a catalizzare l’attenzione mediatica su di sé e sarebbe finalmente diventato famoso.

I sogni di Lennon riportano parecchi dettagli che corrispondono con precisione all’evento tragico che poi avvenne: i tratti fisici dell’assassino (paffuto con occhiali), i tratti psichici (squilibrato), l’arma (la pistola) con cui lo avrebbe ucciso, e il luogo dell’omicidio (Dakota Building).

Il secondo sogno, quello in cui Lennon legge il suo necrologio, è interessante perché avviene una sorta di sdoppiamento: Lennon appare contemporaneamente sia come vittima di un omicidio sia come assassino di se stesso. Ciò appare significativo se si considera il fatto che l’uomo che gli ha sparato, Chapman, nel suo delirio mentale si identificava in lui, voleva essere in tutto e per tutto come lui e si era perfino firmato con il suo nome; in un certo senso, era ‘lui’: Lennon ha ucciso Lennon.

Fonte: http://www.beliefnet.com/columnists/dreamgates/2010/12/how-dreams-might-have-saved-john-lennon.html

Immagine: Jack Mitchell