I sogni nell’antico Egitto

Per gli antichi Egizi il sogno è un ‘risveglio’

Nella lingua dell’antico Egitto, il termine per indicare il «sogno» è rswt, che significa ‘risveglio’. Per gli antichi Egizi, sognare significa ‘essere svegli’, avere gli occhi aperti.

Gli antichi Egizi pensavano che gli dèi parlassero tramite i sogni, e praticavano l’incubazione onirica per avere risposte a specifiche domande; a tal fine erano anche soliti consultare oracoli o invocare gli dèi e gli spiriti dei morti. Credevano inoltre nell’astrologia e praticavano riti magici, tra cui molti comuni erano quelli per togliere il malocchio.  

Il sogno era comunque ritenuto il migliore tra tutti gli oracoli; le persone con sogni vividi e significativi erano considerate speciali, benedette. Tramite i sogni gli dèi potevano manifestarsi, trasmettere istruzioni e messaggi, far vedere il futuro, inviare consigli, conforto, guarigione.

maschera funeraria dell'antico egitto
Maschera funeraria dell’antico Egitto; il defunto è rappresentato con gli occhi aperti, svegli alla nuova vita. Anche quando si dorme si è svegli in un’altra dimensione.

Il legame tra il sonno e la morte

Per gli antichi Egizi la morte è simile ad uno stato di sonno; non è la fine della vita, ma un’apertura verso una vita di tipo diverso che, se ci si è comportati bene e si superano varie prove, porta all’immortalità. A questo fine la conservazione del corpo fisico era molto importante, perciò si ricorreva all’imbalsamazione; nell’altra esistenza, il defunto ha bisogno di mangiare, bere, vestirsi e di tante altre cose che vengono sepolte con lui.

Gli antichi Egizi non si limitano a contrapporre semplicemente il corpo e l’anima: infatti ritengono che ogni individuo sia costituito da tante ‘anime’, o meglio da tante (circa 12) componenti materiali e immateriali che lo integrano nella sfera terrestre del sensibile e nella sfera impalpabile degli dèi e degli antenati. Tra i vari tipi di “anime”, queste tre sono particolarmente importanti nel collegare l’uomo alla divinità:

  • L’Akh: la forza divina, rappresentata dal geroglifico dell’ibis.
  • Il ba: l’energia di movimento, dialogo e trasformazione insita in ogni individuo. È un principio spirituale che prende il volo alla morte del defunto; è raffigurato come un uccello (il benu, la fenice egizia).
  • Il ka, lo spirito o la forza vitale che accompagna sempre l’essere umano per tutta la sua vita, come se fosse il suo doppio o gemello spirituale; sopravvive nella tomba dopo la morte grazie al culto funerario e alla consegna di offerte di cibo.

Anche nel sogno si ritiene che queste componenti spirituali si distacchino dal corpo e viaggino; però il viaggio può essere pieno di pericoli e insidie.

uccello ba che vola verso la mummia
L’uccello ba vola al di sopra della mummia. Tra le zampe porta un anello, simbolo di protezione e unione. Dopo la morte è necessario che il corpo si ricongiunga con il ba perché il defunto possa sopravvivere. L’immagine è tratta dal papiro di Ani (Libro dei Morti)

Sognare può essere pericoloso, ma ci si può proteggere

Soprattutto nel periodo dell’Antico e del Medio Regno, si temevano molto i brutti sogni; il sonno era visto come un momento di possibile pericolo; si possono incontrare spiriti dei defunti, forze oscure, malvagie, ostili. Tutti i mezzi sono buoni per placare la loro rabbia: offerte, preghiere, talismani; sul poggiatesta era pratica assai comune incidere delle formule magiche che proteggevano dai sogni cattivi e propiziavano i sogni di natura positiva.

Parallelamente a modi per proteggersi, sono stati rinvenuti anche rituali e formule magiche in grado di mandare incubi alle persone nemiche.

I ‘viaggi nel sogno’

Un po’ per fonti storiche e un po’ tramite ricostruzioni letterarie, si intuisce che gli antichi Egizi praticavano anche il viaggio cosciente nel sogno; i sognatori esperti tramite i sogni potevano prevedere il futuro, vedere a distanza, avere esperienze telepatiche; offrivano consulenze su affari di stato, strategie militari e comunicazione mentale a distanza.
Nei sogni assumevano sembianze di animali e attraversavano lo spazio e il tempo. È possibile che il fatto di assumere forma di animali derivi da antichi riti di sciamanesimo africano.

Continua ad esserci un legame tra questi viaggi onirici e il viaggio dei morti nell’Oltretomba:
ad esempio, Anubi è un dio psicopompo e aiuta a fare i viaggi fuori dal corpo; e nel papiro di Ani (versione più nota del Libro dei morti) vengono riportate delle formule magiche che servono a fare un buon viaggio.

Libro dei morti: libro con istruzioni su come ‘morire bene’, come andare nell’Aldilà, con formule magiche. La morte è concepita come un viaggio, con varie tappe e possibili pericoli da affrontare.

Gli antichi Egizi, secondo teorie recenti, potevano viaggiare nei Due Mondi: quello dei vivi e quello dei morti. Potevano andare nell’Aldilà e acquisire forza e conoscenze che avrebbero poi riportato sulla terra.
Si riteneva che con il viaggio onirico si potesse andare sulle stelle, in particolare su Sirio, dimora di esseri superiori e destinazione delle Anime più elevate dopo la morte.

Nei sogni i viaggiatori onirici si incontrano, si scambiano informazioni, vengono avvisati su eventi futuri, ricevono insegnamenti, vedono cose lontane, vengono formati come sciamani da altri spiriti, ecc. Attraverso il viaggio cosciente nel sogno, potevano accedere ad un universo multidimensionale ed erano iniziati ad una realtà più profonda.

I sogni come premonizione

Soprattutto a partire dal Nuovo Regno i sogni vennero tenuti molto in considerazione come mezzo di divinazione; il faraone ritiene che nei suoi sogni gli dèi gli trasmettano messaggi importanti e si preoccupa di capire il loro significato.
Per l’interpretazione il faraone si rivolge ad un sacerdote particolare, il sacerdote-lettore, che con il suo responso aveva peso sulla politica dello Stato.

Un sacerdote-lettore era un sacerdote che praticava la magia (heku); questo appellativo deriva dal fatto che si era formato leggendo i testi delle biblioteche del tempio, le quali avevano anche molti testi magici; sua mansione era recitare incantesimi e inni durante i rituali del tempio e le cerimonie ufficiali. Vendeva i suoi servizi anche all’infuori del tempio. Nell’antica letteratura egizia, i sacerdoti-lettori sono spesso descritti come i custodi di conoscenze segrete ed esecutori di incredibili imprese magiche.

Sogni di re: la divinità appare al re in sogno e gli promette la vittoria sui nemici o gli chiede un’azione pia come la costruzione di un tempio.
Il primo faraone a evocare un sogno è Amenhotep II in un testo trovato su due stele, una a Karnak e l’altra a Menfi. Nell’anno IX, durante una campagna militare in Medio Oriente, il re si addormenta durante un momento di riposo:

«Sua Maestà allora si riposò; poi la Maestà di questo augusto dio, Amon, il signore dei troni della Doppia Terra, gli si presenta, in sogno, per dare forza a suo figlio Âakheperourê, poiché suo padre Amun-Rê assicura la magica protezione della sua corpo e custodisce il re.»

— Stele di Menfi, XVIII, dinastia

Fino alla fine dell’antico Egitto , i faraoni rendono noti i loro sogni. Merenptah vede il dio Ptah annunciargli la vittoria sui libici, Tanutamon ha la visione di due serpenti, che rappresentano due regni che lui conquisterà, riunirà e governerà. Tolomeo I sogna una statua, che annuncia l’instaurazione del culto del dio Serapide.

I templi del sogno

Inizialmente nell’antico Egitto non esistevano dei veri e propri interpreti professionisti; si stilavano delle semplici liste di sogni con le relative premonizioni; ma con l’andare del tempo si sentì sempre più fortemente l’esigenza di dare la corretta interpretazione ai sogni.  I sogni diventano sempre più importanti strumenti per leggere il futuro, insieme all’astrologia, agli oracoli, ecc.

Nell’Egitto dell’epoca tolemaica il sogno diventa oggetto di interpretazione sempre più accurata da parte di sacerdoti o indovini professionisti. Nel templi di Iside e Osiride vengono allestiti appositi luoghi per sognare; qui ci si sdraiava su appositi ‘letti del sogno’ e si praticava l’incubazione onirica: persone di ogni livello sociale vi si recavano sperando che gli dèi, in sogno, rispondessero alle loro richieste, suggerissero soluzioni ai loro problemi, o li guarissero dalle malattie.

Alcuni sognatori si specializzarono a tal punto nell’arte del sognare che divennero ‘sognatori di mestiere’, ovvero sognavano per conto di altre persone; poi, una volta ricevuto il sogno, ci si recava dall’interprete professionista che ne svelava il significato; si trattava il più delle volte di due figure distinte, anche se c’era chi svolgeva entrambe le funzioni di ‘sognatore per conto terzi’ e ‘interprete di sogni’.

Nel tempio di Amun a Karnak c’era la cosiddetta ‘Casa della vita’, ovvero un’istituzione in cui i giovani sacerdoti apprendevano ogni genere di nozioni: teologia, astronomia, magia, e anche tecniche di interpretazione dei sogni. La loro istruzione durava diversi anni. Qui gli scribi copiavano i manoscritti delle varie discipline, compresa l’oniromantica. I sacerdoti egizi specializzati in onirologia venivano chiamati gli Eruditi della Biblioteca Magica.
I templi avevano anche una funzione iniziatica.

Serapide, divinità con volto barbuto a cui si attribuiva il potere di guarire

In epoca ellenistica (l’età di Cleopatra) si sviluppò il culto di Serapide, divinità sincretica che riunisce gli dèi Ade, Osiride e Api; gli si attribuiva la capacità di guarire dalle malattie.
A Canopo e a Menfi (300 a.C.) sorsero due importanti templi a lui dedicati: qui, un po’ come nei templi di Asclepio, si praticava l’incubazione onirica a scopo terapeutico; in questi santuari molti interpreti di sogni avevano modo di esercitare la loro professione; buona parte di loro proveniva dalla Grecia.

Bes, divinità dell'antico Egitto con sembianze di nano.

Altro luogo del sogno era la cappella dedicata al dio Bes a Abydo.
Bes era un dio con sembianze di nano; si riteneva portasse fortuna e che, tra le altre sue varie funzioni, proteggesse anche dagli incubi: si usava infatti mettere il suo ritratto alla testa e ai piedi del letto, a mo’ di scongiuro.

Tecniche di interpretazione dei sogni

Gli antichi Egizi spesso interpretavano i sogni basandosi sulla regola degli opposti, ovvero, ciò che si vedeva in sogno significava che si sarebbe verificato l’esatto contrario: ad esempio, sognare di morire annunciava una vita lunga; sognare di guarire da una malattia significava aggravarsi, ecc.

Gli interpreti prendevano spunto anche dalle analogie suggerite dall’aspetto fonetico e grafico delle parole.

Inoltre tenevano sempre in conto le caratteristiche del sognatore: età, sesso, aspetto, carattere, status sociale, ecc.

Negromanzia ed evocazione delle divinità in sogno/trance

Spesso i professionisti del sogno univano la dimensione onirica alla negromanzia (evocazione degli spiriti dei defunti, a scopo divinatorio o per ottenere aiuto, consiglio, ecc) e a stati alterati di coscienza (trance) in cui potevano evocare spiriti di divinità; agivano come medium.

L’evocazione di questi spiriti  avveniva tramite tramite rituali e formule magiche molto complesse, piene di onomatopee e parole provenienti da varie lingue, a volte distorte; in effetti, oltre a Iside, Osiride, Horus, Anubi, erano invocate pure divinità straniere: greche, babilonesi, ebraiche, ecc.
La licomanzia (invocazione con la fiamma) era pure molto comune: si vedeva la divinità alla luce della fiamma di una lampada ad olio (in modo un po’ simile a quando Aladino nelle Mille e una notte evoca il genio strofinando la lampada).  

“Whoa, Anubi, re dei Duat , respingi l’oscurità e portami la luce in modo che io possa evocare, perché io sono Horus figlio di Osiride , che Iside ha dato alla luce, il bambino cresciuto, che come Iside, che chiede su suo padre Osiris Wenennefer!
Hola, Anubi, re dei Duat , respingi l’oscurità e portami la luce qui oggi in modo che io possa evocare, al mio amuleto annodato, lascia che il successo mi accompagni, lascia che il successo accompagni colui il cui volto è qui oggi inclinato verso questo vaso (…)
O Anubi, creazione, fanciullo, va’ subito e portami qui dagli dèi, [soprattutto] il dio che oggi ha il comando perché risponda alla domanda che oggi porrò (…).
Quando Anubi viene e si ferma, gli dirai: “Vai subito e portami gli dei di questa città!”.

— Grimorio demotico di Londra

Manoscritti e reperti dell’antico Egitto sui sogni:

stele del sogno tra le zampe della sfinge di Giza

La stele della Sfinge di Giza

La Stele del sogno , detta anche Stele della Sfinge, è una stele epigrafica eretta tra le zampe anteriori della Grande Sfinge di Giza dall’antico faraone egizio Thutmose IV nel primo anno del regno del re, il 1401 a.C.
Thtumose, durante uno dei suoi viaggi, per ripararsi dal sole di mezzogiorno si mise all’ombra della Sfinge e qui, preso dal sonno, si addormentò. In sogno la Sfinge stessa gli chiese di ripulirla dalla sabbia, e in cambio gli offrì il regno. Thutmose così fece, e divenne Faraone.

La stele di Amenhotep II

Il primo faraone a evocare un sogno è Amenhotep II in un testo trovato su due stele, una a Karnak e l’altra a Menfi. Durante l’anno IX, durante una campagna militare in Medio Oriente, il re si addormenta durante un momento di riposo:

«Sua Maestà allora si riposò; poi la Maestà di questo augusto dio, Amon, il signore dei troni della Doppia Terra, gli si presenta, in sogno, per dare forza a suo figlio Âakheperourê , poiché suo padre Amun-Rê assicura la magica protezione della sua corpo e custodisce il re. »

— Stele di Menfi, XVIII dinastia.

La stele del sogno di Tanutamon

La Stele del sogno fu scoperta a Gebel Barkal nel 1862. Ora è al Museo del Cairo.
Il testo inizia con le parole dello stesso re Tanutamon che raccontano un sogno fatto alla vigilia della sua ascesa al trono di Napata.

Nel suo sogno il re vede due serpenti contrapposti, fa venire al suo capezzale i sacerdoti di Amon perché possano interpretare per lui il significato di questa visione. I sacerdoti quindi gli annunciano che i due serpenti rappresentano i due regni di cui è legittimo sovrano, quello di Kush e quello d’ Egitto e che il sogno gli è stato inviato dagli dei perché possa riprendersi il regno di il nord perso da suo zio Taharqa .

Il Libro dei Sogni ramesside

Il più antico manoscritto onirocritico finora scoperto è il Libro dei sogni ramesside. Questo papiro ieratico (scritto in caratteri ieratici, ovvero geroglifici corsivi) risale probabilmente al primo regno di Ramesse II (1279-1213 a.C.). ora al British Museum.

libro dei sogni ramesside, papiro egiziano
LIbro dei sogni ramesside, antico papiro egiziano


Un esemplare unico di un libro di interpretazione dei sogni dell’Egitto pre-ellenistico.
Nel papiro c’è una colonna verticale, nella quale è scritto «se un uomo vede se stesso in sogno»; ad essa sono associate linee orizzontali nelle quali sono descritti i vari sogni seguiti dalla classificazione in «buono» o «cattivo» (in rosso) e dalla loro interpretazione.

Altri testi importanti:

  • I Libri dei sogni in demotico incentrati prevalentemente sul sogno femminile, di contenuto sessuale. Risalgono al II-III secolo d.C.
  • Il Libro dei Sogni proveniente dal Fayum: questo libro ci svela la presenza di personale specializzato dedito all’interpretazione dei sogni.
  • I diari dei sogni di Tolomeo (II secolo a.C.), che visse per molti anni in ritiro nel tempio di Serapide a Menfi. Qui era sognatore a tempo pieno, e metteva i suoi sogni a servizio sia della pratica spirituale sia per questioni di affari e di famiglia.

FONTI:

PER APPROFONDIRE:

Edda Bresciani, La porta dei sogni. Interpreti e sognatori nell’antico Egitto.

Sogni e incubi nell’Antico Egitto, articolo di Pietro Testa.

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